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H.P. Lovecraft

Ultimo Aggiornamento: 20/12/2009 17:37
07/11/2009 11:12
 
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H.P. LOVECRAFT


Howard Phillips Lovecraft (Providence 20/08/1890 – Providence 15/03/1937) è stato uno scrittore statunitense del fantastico. Non molto apprezzato dai critici del suo tempo, forse perché troppo innovativo, non godette mai di buona fama se non dopo la sua morte. Importante fonte di ispirazione per lui fu il progresso scientifico che in quegli anni si registrava in campi come la biologia, l’astronomia, la geologia e la fisica, che contribuiva, nella sua visione, a far sentire la razza umana come insignificante e impotente, in balia di un universo meccanico e privo di ogni riferimento spirituale, dando un fondamentale contributo alle idee che più tardi verranno definite con il termine cosmicismo.
A causa del suo forte attaccamento alle proprie radici e per la necessità, nonostante la relativa giovinezza degli Stati Uniti come nazione, di inserire nella sua opera luoghi che dessero l’impressione di antichità, Lovecraft creò località fittizie all’interno della familiare cornice del New England. La convinzione che esistessero misteri nascosti sotto il velo della realtà gli fornì l’ingrediente che diede origine alla parte più matura e originale della sua opera. Nacque così il Ciclo di Cthulhu, col suo pantheon di divinità extra-dimensionali la cui esistenza si può indovinare da antichissimi miti e leggende. Nei suoi racconti è presente uno dei più ricorrenti accorgimenti letterari dell’horror moderno: il Necronomicon, grimorio segreto scritto dall’arabo pazzo Abdul Alhazred. La forza e la popolarità dei Miti hanno portato ad illazioni riguardo ad una presunta ripresa da parte di Lovecraft di miti o credenze occulte preesistenti.
La prosa di Lovecraft è piuttosto antiquata. Spesso impiega varianti ortografiche e termini superati, termini riferibili al lessico esoterico e tentativi di trascrivere il dialetto locale che sono stati però definiti inaccurati e accondiscendenti. È oggi riconosciuto fra i maggiori scrittori di letteratura horror.


Quando Lovecraft aveva tre anni, suo padre cominciò a manifestare i sintomi di una psicosi acuta, venne ricoverato per il resto della sua vita. Colpito da paralisi, morì di sifilide quando Lovecraft aveva solo otto anni. Lovecraft venne quindi cresciuto dalla madre, da due zie e dal nonno. Fu un bambino prodigio, recitava versi all’età di due anni ed era in grado di comporre intere poesie già all’età di sei anni. Il nonno stimolò l’interesse del piccolo verso la letteratura fantastica, fornendogli libri e narrandogli racconti gotici. La madre, d’altro canto, si preoccupava che tali letture lo potessero turbare. Durante l’infanzia Lovecraft fu speso malato, anche se la natura della sua malattia non è ben nota. Lo scrittore sostenne in seguito di aver sofferto di crisi nervose, e fu anche per questo che non frequentò regolarmente la scuola, secondo alcuni biografi la causa di questi esaurimenti nervosi fu l’atteggiamento iperprotettivo della madre, che gli limitava molto anche le uscite da casa. A partire da quegli anni si appassionò alla narrativa che stimolò il suo interesse per l’insolito, la chimica e l’astronomia. Cominciò a redigere diverse pubblicazioni e tornò a frequentare la scuola pubblica.
Il nonno morì nel 1904, dopo aver subito rilevanti perdite nei suoi affari. La famiglia si impoverì in maniera significativa, a causa di una cattiva gestione del patrimonio. Fu così costretta a spostarsi in un’abitazione più piccola e molto meno confortevole, Lovecraft fu molto amareggiato dalla perdita della casa in cui era nato e considerò per qualche tempo l’ipotesi del suicidio. Nel 1908 lo scrittore fu colpito da un forte esaurimento nervoso, in conseguenza del quale non conseguì mai il diploma di suola superiore. Questo fallimento nel completare la propria istruzione fu per lui una fonte di delusione e vergogna, anche perché non potè mai iscriversi alla Brown University di Providence. Il giovane Lovecraft scrisse alcune opere di narrativa, ma in seguito si dedicò alla poesia e alla saggistica. Intanto, convinto sostenitore dell’intervento americano nella Prima Guerra Mondiale, si presentò volontario nel 1917 ma venne riformato, in quanto non superò l’esame fisico. In precedenza aveva tentato di arruolarsi nella Guardia Nazionale, ma non era stato accettato per via dell’interessamento dell’apprensiva madre. Nel frattempo, sempre in questi anni, cominciò a prendere forma la sua vasta rete di corrispondenti. La lunghezza e la frequenza delle sue missive fanno di lui uno dei più prolifici autori epistolari del secolo.
Dopo aver sofferto per un lungo periodo di isteria e depressione, la madre di Lovecraft venne ricoverata al Butler Hospital, lo stesso ospedale dove il marito era morto qualche anno prima. Nonostante questo, fu in grado di scrivere molte lettere al figlio. Il loro legame cessò solo con la morte della donna, avvenuta a seguito di complicazioni durante un intervento. Durante gli ultimi dieci anni di vita, dopo il matrimonio, la separazione e il ritorno a Providence da New York, ci fu il periodo più prolifico di Lovecraft dal punto di vista letterario. In questi anni scrisse per le più importanti riviste pulp di quel periodo la maggior parte dei suoi racconti oggi più conosciuti e le opere più impegnative. Inoltre si dedicò alla revisione di opere di altri autori, lavorando come ghostwriter. Nonostante i suoi sforzi creativi, la sua situazione economica continuò a peggiorare, finchè fu costretto a trasferirsi in un alloggio più economico e più piccolo con l’unica zia superstite. Nel 1936, a Lovecraft venne diagnosticato un cancro all’intestino. Lo scrittore non informò gli amici della sua malattia per non amareggiarli; negli ultimi mesi tenne un diario (Diario di Morte), proprio come molti protagonisti delle sue storie avevano fatto nelle ore più nere. Visse il resto della vita tormentato dal dolore fisico e si spense il giorno 15 marzo 1937.


Il nome di Lovecraft venne inciso assieme a quello dei parenti nel monumento di famiglia Phillips. Nel 1977, un gruppo di fan particolarmente devoti raccolse i fondi necessari per far realizzare una lapide commemorativa, sulla quale vennero incisi il nome dello scrittore, la data di nascita, quella di morte e la frase “I AM PROVIDENCE” (io sono Providence), tratta da una delle sue lettere personali. La tomba di Lovecraft si trova nel cimitero di Swan Point a Providence e viene occasionalmente contrassegnata con graffiti che citano la sua famosa frase tratta da Il richiamo di Cthulhu:
“Non è morto ciò che in eterno può attendere,
e col passare di strani eoni, anche la morte può morire.”
Il 13 ottobre 1997, a poco più di sessant’anni dalla morte dello scrittore, uno o più sconosciuti hanno scavato nel cimitero cercando di riesumarlo, ignorando evidentemente che il corpo non è sepolto sotto la nuova lapide.

Lovecraft ha esercitato un influsso determinante su gran parte della narrativa fantastica del dopoguerra. Nei suoi racconti rivela l’invidiabile capacità di gettare un ponte tra il mondo dei sogni e quello della veglia, finché a poco a poco l’uno trascolora nell’altro in un amalgama originalissimo. Abissi senza fondo che si spalancano su altre sfere di realtà, corridoi sotterranei che si snodano sotto le fondamenta di edifici familiari, esseri mostruosi che riempiono, al tempo stesso, di meraviglia e di terrore: i protagonisti della narrativa lovecraftiana non sono esseri umani, ma terribili forze arcane dell’ignoto.
Per leggere l’intero lavoro dello scrittore ho preso i libri della Mondatori, riportano tutti i racconti di Lovecraft suddivisi in quattro volumi basati sull’ordine cronologico: 1897-1922, 1923-1926, 1927-1930, 1931-1936. E si comincia…



P.S.
Da un un po’ di tempo è uscito anche il libro della Newton Compton che contiene tutto Lovecraft in un unico volume...


07/11/2009 13:03
 
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Ottimo lavoro! [SM=x1263924]

Lovecraft è uno dei miei autori preferiti in assoluto! [SM=x1263936]

Alla tua esauriente esposizione ho da aggiungere solo che ho sentito dire che la versione della Newton di tutti i racconti viene generalmente riconosciuta come inferiore a quella edita dalla mondadori in 4 volumi a causa di una traduzione molto più approssimativa, inoltre nella versione della mondadori sono presenti tutti i racconti riconosciuti in cui il solitario di Providence conpare come ghost writers oltre a delle interessantissime appendici.

Vorrei tanto riuscire a procurarmi una copia della sua raccolta di poesie intitolata se non ricordo male "i funghi di Yogghot"




Il mio mondo vive di sogni...
...e sta morendo di realtà.
08/11/2009 21:38
 
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Per l'edizione buono a sapersi... in effetti devo dire che mi sembra parecchio dettagliata.
10/11/2009 01:50
 
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**il Valar - WebMasterTdM**
Io ho giust'appunto la raccolta "Oscar Mondadori", però ho letto solo il 1° Vol..... Questa scheda di Mix...Arch...Preest mi ha messo una "pulce nell'occhio"... ah ah ah Devo aggiornare la mia scaletta delle letture! [SM=x1263974]

mirmanero" il Valar
"Non sono certo favorevole alla tua opinione, ma sono disposto ad offrire la Mia Vita alchè Tu la possa esprimere"
10/11/2009 18:07
 
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Nel primo volume ci sono solo i romanzi giovanili e quelli più acerbi, la sua mitologia è ancora lungi dall'essere stata creata, ma già nel secondo volume trovi IL racconto per eccellenza: il richiamo di Cthulhu, un capolavoro!





Il mio mondo vive di sogni...
...e sta morendo di realtà.
14/11/2009 11:12
 
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Finito il primo. Questa edizione contiene anche un’ampia parentesi sulla vita dello scrittore di Providence, nonché sulla composizione e pubblicazione delle sue opere.
Con Poe mi pare che la maggior parte dei racconti del terrore conducessero ad una sentenza sommaria, l’aspetto angoscioso atto a fomentare la paura era più un encomiabile arricchimento che il fulcro della storia.
In Lovecraft invece lo scopo principale pare sia proprio infondere paura dell’ignoto. Anche se a volte pure qui ci sono delle dispute, nella maggior parte dei casi riguardano questioni piuttosto banali, nonostante gli ardimentosi desideri di rivalsa. Nei suoi racconti la “parte malvagia” viene enfatizzata tramite minacce, messaggi ambigui e l’aspetto tetro di determinati luoghi, ma non si manifesta apertamente. Restando così coperta da un alone di mistero, dettato anche da descrizioni informi, che permette al lettore di identificare soggettivamente le proprie paure, in storie "lasciate aperte", dove sembra non venga mai messa realmente la parola fine.
Se poi si aggiunge l’atmosfera onirica presente nella testa dei protagonisti stessi… quale insonne può affermare con certezza ciò che ha visto o non visto?
Una vera e propria mistura che trasforma le sue idee in incubi ad occhi aperti.
Racconto che ho preferito: “I gatti di Ulthar”
Inoltre vorrei segnalarvi una frase che mi è piaciuta davvero parecchio, tratta dal racconto “Dall’altrove”:
”Adesso le “cose” mi danno la caccia. Cose che divorano e dissolvono.
Ma io so come eluderle e fare in modo che prendano te…”

14/11/2009 16:57
 
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CAVALIERE
Splendida esposizione :)

Adoro Lovecraft, è stato uno dei miei primi amori letterari quando ero al liceo. Non so se la versione Newton Compton di cui parli sia qualitativamente come quella che ho io (quattro volumi in cofanetto di cartone, era il periodo in cui la N&C sfornava tutte le opere omnie con quella tipologia e a basso prezzo), confermo che già quella era di qualità medio bassa, sia nella carta che talvolta nelle traduzioni. Considerando però che all'epoca mi ero portato a casa "tutto" lovecraft con mi pare qualcosa tipo dodici o diciotto mila lire ...
25/11/2009 20:25
 
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Finito il secondo volume 1923-1926. Ora capisco perché il ciclo di Cthulhu è tanto famoso. “Il richiamo di Cthulhu” è davvero impressionante.
In “La chiave d’argento” invece, Lovecraft sembra aver fatto un passo indietro sino agli scritti del libro precedente, come in “Alla ricerca del misterioso Kadath”, ma almeno in questo ci sono i mici di Ulthar [SM=g27987]
Per i fan della Torre Nera, nel racconto “Sotto le Piramidi”, scritto da Lovecraft per conto di Houdini, si accenna al Ka. Ebbene sì, viene definito ”l’oscuro e portentoso Ka, un principio vitale che vagava in maniera orribile nei mondi superiori e inferiori”, tra parentesi il racconto non mi è piaciuto molto, e Houdini nello scritto risulta essere davvero insopportabile.
06/12/2009 17:38
 
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Letto il terzo 1927-1930. Davvero molto bello il primo racconto dove il giovane Ward, e altri dopo di lui, si immergono in un intenso lavoro di ricerca tra luoghi suggestivi e cupe leggende del posto. Anche qui c’è qualcosa che mi ha fatto tornare in mente King, cito: 'Era il segno di Koth, che i sognatori scorgono sulla porta di una certa torre nera che svetta nel crepuscolo…'. Da segnalare anche “L’orrore di Dunwich” e “Colui che sussurrava nelle tenebre”, nonostante anche qui venga dato un ampio spazio investigativo ad occasionali detective in tetri villaggi, le storie assumono un tono molto più fantascientifico. Il resto dei racconti non sono tanto belli.

Nel caso quelle di Lovecraft non siano opere di sola fantasia, una muta di cani da guardia sembra essere una difesa assai efficace… io vi consiglio di acquistarli a Brattleboro [SM=g27988]

Viene infine fatto un elenco dei racconti a cui ha collaborato, esaminando per ognuno di essi quanto sia opera sua e quanto no.
20/12/2009 17:37
 
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SCUDIERO
Completata l’opera con il quarto volume, 1931-1936. “La maschera di Inssmouth” è un ottimo racconto, un ottimo racconto che si trova all’interno dell’ultimo, e più noioso, dei libri.
Devo dire che le relazioni epistolari sono state fondamentali nella vita dell’autore, e spesso presenti anche nelle sue opere, dove costituiscono la rete di collegamento tra alcuni degli ‘insoliti’ personaggi.
Per quanto mi riguarda sono soddisfatto dello scrittore di Providence, ma prima di considerare definitivamente chiuso questo capitolo voglio leggermi “Necronomicon. Storia di un libro che non c’è”, che ho appena aggiunta alla lista delle cose da leggere.
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