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Pubblicare un romanzo su un blog(..?)

Ultimo Aggiornamento: 20/09/2012 11:24
17/09/2012 16:56
 
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==Aredhel==, 17/09/2012 09.12:

non facendo passare il lavoro sotto la visione di un editor


[SM=x1263950]

Perchè? c'è ancora qualcuno che fa editing seriamente? questo lavoro non era stato dismesso con l'avvento dei correttori automatici?

sono assolutamente daccordo con te, l'editing non è solo cosa buona e giusta, ma FONDAMENTALE E DOVEROSA, non solo per mero interesse, ma anche e soprattutto (abbi pazienza, io sono solo un lettore) per rispetto verso chi andrà a leggere. ma considera che cosa fà un editor: dacche mi risulta, l'analisi di un testo avviene su tre diversi livelli

un controllo ortografico e della sintassi
volto a correggere l'uso improprio di un termine, la coniugazione di un verbo, l'errore di battitura ed il maledettissimo accento su perchè. su questo c'è poco da dire, a parte il fatto che qualunque professore delle medie può tranquillamente gestire ciò che resta dopo la scrematura del controllo ortografico di word, nonostante questo, praticamente IN OGNI LIBRO che ho (o abbia?)letto se ne trovano, in alcuni più che in altri o più vistosi, comunque quasi nessuno ne è privo (e suppongo che il quasi dipenda più da una mia disattenzione che da altro...)

un controllo sullo scritto in sè, praticamente sullo "stile"
che è probabilmente la parte più tecnica e meno intuitiva. dovrebbe prendere in considerazione il COME è stato scritto il libro, considerando la costruzione della frase in funzione dell'evento descritto, la gestione del punto di vista, l'utilizzo della data parola o verbo piuttosto di un sinonimo e via dicendo.
tanto per capirci chi svolge questa parte è quello che dovrebbe andare a dire a Robin Hobb che è fastidioso quando scrive che "tizio stava per dire..." e lo fa seguire da un dialogo dive tizio dice. a David Eddings che mettere l'imprevedibile colpo di scena a tre quarti di un libro è idiota se chiunque ha già capito chi è Garion fin dall'incipit, a Terry Brooks che trenta pagine di una descrizione qualsiasi sono troppe, a Maggie Furey che non si può descrivere un combattimento di tre ore in "un mulinare di spade, stoccate e parate, fendenti ed affondi da cui Aurian risultò vincitrice" (no, non scrive proprio così, sto andando a memoria, ma non è poi molto dissimile...)
oppure dovrebbe dire a me (lo sò, non dovrei mettermi sullo stesso piano dei principianti, ma a me piace vincere facile sicchè...) che non è ne ho ne abbia il verbo giusto in questo caso, ma lessi.
la parte più complessa perchè un analisi del genere non viene istintiva leggendo, ma occorre avere competenze specifiche ed esperienza anche solo per notare in un testo una imperfezione del genere. nella stragrande maggioranza dei casi viene rilevata come un fastidioso "non sò che" difficile da identificare che disturba la lettura ed abbassa l'indice di gradimento.Per questo la considero forse la più importante, e chiunque svolga questa parte dovrebbe essere qualificato a farlo. da quanto sembra leggendo, MOLTO POCHI sono qualificati (oppure non si applicano)

ed un controllo logico e storico
che valuti la costruzione della trama e la coerenza di ciò che viene scritto. dovrebbe cioè controllare che gli occhi verdi di pagina 15 no divengano marroni a pagina 37 ad esempio, ma anche, e più importante, dovrebbe valutare se effettivamente un colpo di spada può tagliare a metà un soldato in armatura, se le meccaniche descritte per il funzionamento della magia sono rispettate per quella specifica palla di fuoco, se quella particolare azione o dialogo è in linea con la caratterizzazione del personaggio e così via.
probabilmente questa è la parte più selettiva, in quanto chi svolge questo compito, oltre alla semplice logica analitica, deve avere un bagaglio di conoscenze enormi (elementi di anatomia, medicina, biomeccanica, metallurgia, oplologia, scherma, strategia e tattica sono necessari solo per poter valutare un combattimento, figuratevi un libro...) oltre ad essere quella che più di ogni altra va ad influire sul giudizio di un lettore (credo valga più o meno per tutti, se una storia coerente ed appassionante è scritta con uno stile atroce il libro non supera la sufficenza ma non và sotto di molto, se con uno stile perfetto si scrive una stronzata illogica e accrocchiata il libro è uno schifo. siamo daccordo?) e quindi dovrebbe essere la parte più curata (proprio perchè da essa dipenderà il giudizio finale, ancora più importante nella narrativa di genere, dove vai a sottoporre un testo a gente che bene o male sa di cosa si stà parlando)
ed invece si trova (sempre parlando del primo cretino che passa per strada...)
arzilli vecchietti artritici che troncano a metà le freccie in volo con un'ascia, baldi re decaduti con il pallino dei roghi del tutto insensibili al calo di pressione sanguigna derivata dall'avere un braccio staccato a morsi oltre ad un altro centinaio di ferite, maghi che distolgono gli occhi da quelli di un drago, appollaiato in cima ad una rocca a qualche centinaio di metri di distanza, dopo aver ricordato a se stesso di non guardare un drago negli occhi o sarebbe stato perduto, spade in acciaio damascato che dopo essere state fuse rimangono damascate (oltretutto, fondendo una spada da guerra NON si ottengono due spade lunghe...) e spade da 6 braccia (qualcosa più di tre metri, dipendentemente da quale braccio si considera...), profezie che si attivano solo dopo essere state pronunciate e magie che rimangono attive per millenni nonostante metà di ciò che le compone sia stato asportato dalla realtà e sigillato, draghi che volano nello spazio aperto con cavalieri in groppa che non muoiono, nanetti dai piedi pelosi che dopo una intera vita a preoccuparsi della corretta stagionatura della salama con l'aglio attraversano mezzo mondo per distruggere il malvagio signore del male da soli, maghi che si sentono in dovere di conquistare il mondo con le armi prima di scatenare l'incantesimo studiato e preparato anni or sono che lo distruggerà come da loro desiderio, apprendisti dell'elite guerriera mandati in battaglia con tuniche dai colori sgargianti per evitare che gli arcieri nemici li manchino per sbaglio, all'attacco di una rocca assediata che sta gia cedendo per fame, eroi che ottengono cuori dei cuori dei draghi a bancali dopo che per tre libri e mezzo hai ripetuto e ribadito che non ce n'erano più, draghi di pietra che si cibano di ricordi e smaterializzano fisicamente le persone (ma solo alcune volte) e arti di manipolazione mentale che permettono di costruire strade e città.
si potrebbe continuare, continuare e continuare ancora, il punto è che l'aspetto più peculiare della narrativa di genere, dove l'editin dovrebbe svolgere gran parte della sua ragion d'essere, molto spesso viene glissato senza remore (se qualcuno si fosse preso la briga di "leggere" ciò che stava leggendo buona parte delle minchiate di cui sopra sarebbero state facilmente corrette, e probabilmente avremmo un paio di incapaci in meno a definirsi scrittori...)

in conclusione, tu parli di editing, io parlo di case editrici che l'editing lo fanno con il controllo ortografico di word e cliccano compulsivamente su "ignora questa volta". non voglio offenderti, non ho ancora letto nulla della plesio, quindi non faccio riferimento anche a voi per partito preso, ma visto ciò che abbiamo letto e, ancora peggio, stiamo continuando a leggere, sei davvero sicura che le case editrici si preoccupino dell'editing al posto dello scrittore?



cerco la pace tra le bombe
la vita tra le tombe
la luce tra le ombre
ma è la realtà che mi confonde
18/09/2012 09:40
 
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Re:
==Aredhel==, 17/09/2012 09.12:

Qui posso rispondervi tranquillamente perché qualche esperienza in più ce l'ho, anche se non diretta^^

Allora, Lulu.com per me è un ottima soluzione per chi intenda autopubblicarsi. Per il mio modo di vedere le cose hai lo stesso risultato ottenibile con un editore a pagamento, ma perlomeno qui i guadagni sono interamente tuoi e la spesa è decisamente inferiore (oviamente parlo in linea generale, poi ogni realtà editoriale a pagamento è una realtà diversa dalle altre).

Ovviamente dovete prendervi in carico l'onere di pensare in maniera completamente autonoma alla pubblicità e alla distribuzione.

Nel mio personale caso, quando decisi di pubblicare il mio libro (oddio, mi sembrano passati secoli da allora!), avevo in mente di operare con Lulu (o similari... esistono diverse realtà paragonabili e varebbe la pena studiarsele tutte) nel caso in cui non fossi riuscita a trovare un editore free. In sostanza mi ero data un limite di tempo scaduto il quale mi sarei autoprodotta, anche se poi fortunatamente ho trovato l'editore.

L'unico problema che vedo in questo frangente è che, non facendo passare il lavoro sotto la visione di un editor, ogni imperfezione (e ce ne saranno sicuramente, ce ne sono anche nei libri degli scrittori già affermati prima che vengano passati al vaglio dei correttori, di qualsiasi livello siano) rischia di svalutarvi e di bruciarvi su eventuali seguiti.

Insomma, a mio parere, se proprio siete decisi ad autoprodurvi, per me vale la pena investire su un lavoro di editing, almeno di base.


Risposta molto interessante (come sempre!). Anche noi stiamo pensando di agire come te, prefiggendoci una data-limite per quanto riguarda gli editori classici, per così dire.

Riguardo la pubblicità che può offrire una casa editrice: non c'è il rischio che, essendo piccola (va bene le buone intenzioni, ma certamente non verremo presi da Mondadori, per s/fortuna) e che noi siamo esordienti, non venga promosso come potrebbe essere pubblicizzato, probabilmente con più passione e meno professionalità, da noi stessi?

In altre parole: il gioco vale la candela?
18/09/2012 10:54
 
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Re:
Prosdszt, 17/09/2012 16.56:


[SM=x1263950]

Perchè? c'è ancora qualcuno che fa editing seriamente? questo lavoro non era stato dismesso con l'avvento dei correttori automatici?

sono assolutamente daccordo con te, l'editing non è solo cosa buona e giusta, ma FONDAMENTALE E DOVEROSA, non solo per mero interesse, ma anche e soprattutto (abbi pazienza, io sono solo un lettore) per rispetto verso chi andrà a leggere. ma considera che cosa fà un editor: dacche mi risulta, l'analisi di un testo avviene su tre diversi livelli

un controllo ortografico e della sintassi
volto a correggere l'uso improprio di un termine, la coniugazione di un verbo, l'errore di battitura ed il maledettissimo accento su perchè. su questo c'è poco da dire, a parte il fatto che qualunque professore delle medie può tranquillamente gestire ciò che resta dopo la scrematura del controllo ortografico di word, nonostante questo, praticamente IN OGNI LIBRO che ho (o abbia?)letto se ne trovano, in alcuni più che in altri o più vistosi, comunque quasi nessuno ne è privo (e suppongo che il quasi dipenda più da una mia disattenzione che da altro...)

un controllo sullo scritto in sè, praticamente sullo "stile"
che è probabilmente la parte più tecnica e meno intuitiva. dovrebbe prendere in considerazione il COME è stato scritto il libro, considerando la costruzione della frase in funzione dell'evento descritto, la gestione del punto di vista, l'utilizzo della data parola o verbo piuttosto di un sinonimo e via dicendo.
tanto per capirci chi svolge questa parte è quello che dovrebbe andare a dire a Robin Hobb che è fastidioso quando scrive che "tizio stava per dire..." e lo fa seguire da un dialogo dive tizio dice. a David Eddings che mettere l'imprevedibile colpo di scena a tre quarti di un libro è idiota se chiunque ha già capito chi è Garion fin dall'incipit, a Terry Brooks che trenta pagine di una descrizione qualsiasi sono troppe, a Maggie Furey che non si può descrivere un combattimento di tre ore in "un mulinare di spade, stoccate e parate, fendenti ed affondi da cui Aurian risultò vincitrice" (no, non scrive proprio così, sto andando a memoria, ma non è poi molto dissimile...)
oppure dovrebbe dire a me (lo sò, non dovrei mettermi sullo stesso piano dei principianti, ma a me piace vincere facile sicchè...) che non è ne ho ne abbia il verbo giusto in questo caso, ma lessi.
la parte più complessa perchè un analisi del genere non viene istintiva leggendo, ma occorre avere competenze specifiche ed esperienza anche solo per notare in un testo una imperfezione del genere. nella stragrande maggioranza dei casi viene rilevata come un fastidioso "non sò che" difficile da identificare che disturba la lettura ed abbassa l'indice di gradimento.Per questo la considero forse la più importante, e chiunque svolga questa parte dovrebbe essere qualificato a farlo. da quanto sembra leggendo, MOLTO POCHI sono qualificati (oppure non si applicano)

ed un controllo logico e storico
che valuti la costruzione della trama e la coerenza di ciò che viene scritto. dovrebbe cioè controllare che gli occhi verdi di pagina 15 no divengano marroni a pagina 37 ad esempio, ma anche, e più importante, dovrebbe valutare se effettivamente un colpo di spada può tagliare a metà un soldato in armatura, se le meccaniche descritte per il funzionamento della magia sono rispettate per quella specifica palla di fuoco, se quella particolare azione o dialogo è in linea con la caratterizzazione del personaggio e così via.
probabilmente questa è la parte più selettiva, in quanto chi svolge questo compito, oltre alla semplice logica analitica, deve avere un bagaglio di conoscenze enormi (elementi di anatomia, medicina, biomeccanica, metallurgia, oplologia, scherma, strategia e tattica sono necessari solo per poter valutare un combattimento, figuratevi un libro...) oltre ad essere quella che più di ogni altra va ad influire sul giudizio di un lettore (credo valga più o meno per tutti, se una storia coerente ed appassionante è scritta con uno stile atroce il libro non supera la sufficenza ma non và sotto di molto, se con uno stile perfetto si scrive una stronzata illogica e accrocchiata il libro è uno schifo. siamo daccordo?) e quindi dovrebbe essere la parte più curata (proprio perchè da essa dipenderà il giudizio finale, ancora più importante nella narrativa di genere, dove vai a sottoporre un testo a gente che bene o male sa di cosa si stà parlando)
ed invece si trova (sempre parlando del primo cretino che passa per strada...)
arzilli vecchietti artritici che troncano a metà le freccie in volo con un'ascia, baldi re decaduti con il pallino dei roghi del tutto insensibili al calo di pressione sanguigna derivata dall'avere un braccio staccato a morsi oltre ad un altro centinaio di ferite, maghi che distolgono gli occhi da quelli di un drago, appollaiato in cima ad una rocca a qualche centinaio di metri di distanza, dopo aver ricordato a se stesso di non guardare un drago negli occhi o sarebbe stato perduto, spade in acciaio damascato che dopo essere state fuse rimangono damascate (oltretutto, fondendo una spada da guerra NON si ottengono due spade lunghe...) e spade da 6 braccia (qualcosa più di tre metri, dipendentemente da quale braccio si considera...), profezie che si attivano solo dopo essere state pronunciate e magie che rimangono attive per millenni nonostante metà di ciò che le compone sia stato asportato dalla realtà e sigillato, draghi che volano nello spazio aperto con cavalieri in groppa che non muoiono, nanetti dai piedi pelosi che dopo una intera vita a preoccuparsi della corretta stagionatura della salama con l'aglio attraversano mezzo mondo per distruggere il malvagio signore del male da soli, maghi che si sentono in dovere di conquistare il mondo con le armi prima di scatenare l'incantesimo studiato e preparato anni or sono che lo distruggerà come da loro desiderio, apprendisti dell'elite guerriera mandati in battaglia con tuniche dai colori sgargianti per evitare che gli arcieri nemici li manchino per sbaglio, all'attacco di una rocca assediata che sta gia cedendo per fame, eroi che ottengono cuori dei cuori dei draghi a bancali dopo che per tre libri e mezzo hai ripetuto e ribadito che non ce n'erano più, draghi di pietra che si cibano di ricordi e smaterializzano fisicamente le persone (ma solo alcune volte) e arti di manipolazione mentale che permettono di costruire strade e città.
si potrebbe continuare, continuare e continuare ancora, il punto è che l'aspetto più peculiare della narrativa di genere, dove l'editin dovrebbe svolgere gran parte della sua ragion d'essere, molto spesso viene glissato senza remore (se qualcuno si fosse preso la briga di "leggere" ciò che stava leggendo buona parte delle minchiate di cui sopra sarebbero state facilmente corrette, e probabilmente avremmo un paio di incapaci in meno a definirsi scrittori...)

in conclusione, tu parli di editing, io parlo di case editrici che l'editing lo fanno con il controllo ortografico di word e cliccano compulsivamente su "ignora questa volta". non voglio offenderti, non ho ancora letto nulla della plesio, quindi non faccio riferimento anche a voi per partito preso, ma visto ciò che abbiamo letto e, ancora peggio, stiamo continuando a leggere, sei davvero sicura che le case editrici si preoccupino dell'editing al posto dello scrittore?



Sento di darti ragione, un motivo per il quale stiamo affrontando in due la stesura del romanzo è proprio il volere evitare errori "logici" (il nostro è un mondo steampunk, ha delle leggi fisiche praticamente uguali a quello reale). Piccola parentesi: per rendere il tutto più storicamente coerente ci stiamo avvalendo dell'aiuto di una costumista con esperienze lavorative tra l'altro per La Fenice, che sta realizzando i bozzetti dei costumi. Uno di noi due è un geologo e questo è un aspetto fondamentale per il nostro romanzo: coerenza, coerenza, coerenza. :)

Per tutto il resto: sono curioso per come si svilupperà la discussione!
19/09/2012 19:16
 
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Re:
Prosdszt, 17/09/2012 16.56:


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Perchè? c'è ancora qualcuno che fa editing seriamente? questo lavoro non era stato dismesso con l'avvento dei correttori automatici?

sono assolutamente daccordo con te, l'editing non è solo cosa buona e giusta, ma FONDAMENTALE E DOVEROSA, non solo per mero interesse, ma anche e soprattutto (abbi pazienza, io sono solo un lettore) per rispetto verso chi andrà a leggere. ma considera che cosa fà un editor: dacche mi risulta, l'analisi di un testo avviene su tre diversi livelli

un controllo ortografico e della sintassi
volto a correggere l'uso improprio di un termine, la coniugazione di un verbo, l'errore di battitura ed il maledettissimo accento su perchè. su questo c'è poco da dire, a parte il fatto che qualunque professore delle medie può tranquillamente gestire ciò che resta dopo la scrematura del controllo ortografico di word, nonostante questo, praticamente IN OGNI LIBRO che ho (o abbia?)letto se ne trovano, in alcuni più che in altri o più vistosi, comunque quasi nessuno ne è privo (e suppongo che il quasi dipenda più da una mia disattenzione che da altro...)

un controllo sullo scritto in sè, praticamente sullo "stile"
che è probabilmente la parte più tecnica e meno intuitiva. dovrebbe prendere in considerazione il COME è stato scritto il libro, considerando la costruzione della frase in funzione dell'evento descritto, la gestione del punto di vista, l'utilizzo della data parola o verbo piuttosto di un sinonimo e via dicendo.
tanto per capirci chi svolge questa parte è quello che dovrebbe andare a dire a Robin Hobb che è fastidioso quando scrive che "tizio stava per dire..." e lo fa seguire da un dialogo dive tizio dice. a David Eddings che mettere l'imprevedibile colpo di scena a tre quarti di un libro è idiota se chiunque ha già capito chi è Garion fin dall'incipit, a Terry Brooks che trenta pagine di una descrizione qualsiasi sono troppe, a Maggie Furey che non si può descrivere un combattimento di tre ore in "un mulinare di spade, stoccate e parate, fendenti ed affondi da cui Aurian risultò vincitrice" (no, non scrive proprio così, sto andando a memoria, ma non è poi molto dissimile...)
oppure dovrebbe dire a me (lo sò, non dovrei mettermi sullo stesso piano dei principianti, ma a me piace vincere facile sicchè...) che non è ne ho ne abbia il verbo giusto in questo caso, ma lessi.
la parte più complessa perchè un analisi del genere non viene istintiva leggendo, ma occorre avere competenze specifiche ed esperienza anche solo per notare in un testo una imperfezione del genere. nella stragrande maggioranza dei casi viene rilevata come un fastidioso "non sò che" difficile da identificare che disturba la lettura ed abbassa l'indice di gradimento.Per questo la considero forse la più importante, e chiunque svolga questa parte dovrebbe essere qualificato a farlo. da quanto sembra leggendo, MOLTO POCHI sono qualificati (oppure non si applicano)

ed un controllo logico e storico
che valuti la costruzione della trama e la coerenza di ciò che viene scritto. dovrebbe cioè controllare che gli occhi verdi di pagina 15 no divengano marroni a pagina 37 ad esempio, ma anche, e più importante, dovrebbe valutare se effettivamente un colpo di spada può tagliare a metà un soldato in armatura, se le meccaniche descritte per il funzionamento della magia sono rispettate per quella specifica palla di fuoco, se quella particolare azione o dialogo è in linea con la caratterizzazione del personaggio e così via.
probabilmente questa è la parte più selettiva, in quanto chi svolge questo compito, oltre alla semplice logica analitica, deve avere un bagaglio di conoscenze enormi (elementi di anatomia, medicina, biomeccanica, metallurgia, oplologia, scherma, strategia e tattica sono necessari solo per poter valutare un combattimento, figuratevi un libro...) oltre ad essere quella che più di ogni altra va ad influire sul giudizio di un lettore (credo valga più o meno per tutti, se una storia coerente ed appassionante è scritta con uno stile atroce il libro non supera la sufficenza ma non và sotto di molto, se con uno stile perfetto si scrive una stronzata illogica e accrocchiata il libro è uno schifo. siamo daccordo?) e quindi dovrebbe essere la parte più curata (proprio perchè da essa dipenderà il giudizio finale, ancora più importante nella narrativa di genere, dove vai a sottoporre un testo a gente che bene o male sa di cosa si stà parlando)
ed invece si trova (sempre parlando del primo cretino che passa per strada...)
arzilli vecchietti artritici che troncano a metà le freccie in volo con un'ascia, baldi re decaduti con il pallino dei roghi del tutto insensibili al calo di pressione sanguigna derivata dall'avere un braccio staccato a morsi oltre ad un altro centinaio di ferite, maghi che distolgono gli occhi da quelli di un drago, appollaiato in cima ad una rocca a qualche centinaio di metri di distanza, dopo aver ricordato a se stesso di non guardare un drago negli occhi o sarebbe stato perduto, spade in acciaio damascato che dopo essere state fuse rimangono damascate (oltretutto, fondendo una spada da guerra NON si ottengono due spade lunghe...) e spade da 6 braccia (qualcosa più di tre metri, dipendentemente da quale braccio si considera...), profezie che si attivano solo dopo essere state pronunciate e magie che rimangono attive per millenni nonostante metà di ciò che le compone sia stato asportato dalla realtà e sigillato, draghi che volano nello spazio aperto con cavalieri in groppa che non muoiono, nanetti dai piedi pelosi che dopo una intera vita a preoccuparsi della corretta stagionatura della salama con l'aglio attraversano mezzo mondo per distruggere il malvagio signore del male da soli, maghi che si sentono in dovere di conquistare il mondo con le armi prima di scatenare l'incantesimo studiato e preparato anni or sono che lo distruggerà come da loro desiderio, apprendisti dell'elite guerriera mandati in battaglia con tuniche dai colori sgargianti per evitare che gli arcieri nemici li manchino per sbaglio, all'attacco di una rocca assediata che sta gia cedendo per fame, eroi che ottengono cuori dei cuori dei draghi a bancali dopo che per tre libri e mezzo hai ripetuto e ribadito che non ce n'erano più, draghi di pietra che si cibano di ricordi e smaterializzano fisicamente le persone (ma solo alcune volte) e arti di manipolazione mentale che permettono di costruire strade e città.
si potrebbe continuare, continuare e continuare ancora, il punto è che l'aspetto più peculiare della narrativa di genere, dove l'editin dovrebbe svolgere gran parte della sua ragion d'essere, molto spesso viene glissato senza remore (se qualcuno si fosse preso la briga di "leggere" ciò che stava leggendo buona parte delle minchiate di cui sopra sarebbero state facilmente co

Srrette, e probabilmente avremmo un paio di incapaci in meno a definirsi scrittori...)

in conclusione, tu parli di editing, io parlo di case editrici che l'editing lo fanno con il controllo ortografico di word cliccano compulsivamente su "ignora questa volta". non voglio offenderti, non ho ancora letto nulla della plesio, quindi non faccio riferimento anche a voi per partito preso, ma visto ciò che abbiamo letto e, ancora peggio, stiamo continuando a leggere, sei davvero sicura che le case editrici si preoccupino dell'editing al posto dello scrittore?




Sono in linea di massima d'accordo con te.
Il lavoro che tu chiami editing in riferimento a quanto operato nella grande maggioranza dei casi (stando a quanto scrivi) è in realtà una correzione bozze. Lo sottolineo perchè spesso le piccole case editrici specificano la preferenza per l'uno o l'altro metodo, ma l'esordiente tende a non considerare la sostanziale differenza che intercorre tra le due cose (almeno, io non l'ho fatto), magari lamentandosene poi.

Giustissimo il discorso che fai, anche sui grandi nomi. Ma i grandi nomi sono sorretti da una potenzialità di vendita che può far chiudere un occhio su questi aspetti. È massicciamente presente in libreria e sorretto da una campagna pubblicitaria? Allora si vende, cosa mi interessa di farlo editare a 4,00 € a cartella?

Non sono affatto sicura che le case editrici si preoccupino dell'editing al posto dello scrittore, ogni realtà è un caso unico, ma quanto noto in giro come scelta ricorrente delle realtà medio-piccole è la tendenza a optare per un editing di medio livello, ovviamente per i costi dimezzati, che è comunque infinitamente superiore a un editing fai-da-te. Come cartina tornasole di ciò t'invito a leggere una qualsiasi opera prodotta in proprio non passata sotto le mani di un professionista. A volte se ne trovano anche di scaricabili gratuitamente.

Vogliamo poi parlare degli editor? Chi sono? Chi li ha qualificati? Non hai idea di quanti sedicenti editor inviino i propri curricula nelle redazioni, per poi rivelarsi poco più che semplici lettori e screditare tutta la categoria.

Ma il punto, per tagliare, non è questo. Il focus non è sugli editori o sugli editor, ma sulla possibilità di stamparsi il libro in autonomia. Ebbene, come dicevo, io sono favorevole. Lo può fare chiunque, ma per dare rilevanza al lavoro è necessario l'intervento di un professionista, il cui costo è da aggiungere alle spese di produzione, distribuzione e pubblicità.




19/09/2012 21:06
 
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Re: Re:
==Aredhel==, 19/09/2012 19.16:



Sono in linea di massima d'accordo con te.
Il lavoro che tu chiami editing in riferimento a quanto operato nella grande maggioranza dei casi (stando a quanto scrivi) è in realtà una correzione bozze.


io parlo da profano, quindi possibilissimo che mi sbagli...
cosa intendi tu per editing?



==Aredhel==, 19/09/2012 19.16:


Giustissimo il discorso che fai, anche sui grandi nomi. Ma i grandi nomi sono sorretti da una potenzialità di vendita che può far chiudere un occhio su questi aspetti.


anche qui, non sapendo praticamente nulla di strategie commerciali ed affini, non mi resta che chiedere.
ho portato esempi di autori rinomati e di case editrici importanti proprio perchè, a livello puramente logico, presupponevo che proprio chi ha una reputazione da tenere alta investisse maggiormente nel farlo. in virtù del fatto vai a sottoporre ad un pubblico il più vasto possibile, sarebbe logico che si cerchi di dare maggiore rilevanza ai dettagli, in modo da presentare qualcosa di curato ed apprezzabile a quelli che cerchi di fidelizzare (me, povera anima ingenua...), a maggior ragione se a monte hai già la certezza quasi matematica di un rientro. d'altro canto magari spendi meno risorse per un emergente, lo "butti là" in pasto ai leoni (Roaaaaaar!!!) e vedi come va su scala ridotta per valutare un ipotetico seguito.


==Aredhel==, 19/09/2012 19.16:


Come cartina tornasole di ciò t'invito a leggere una qualsiasi opera prodotta in proprio non passata sotto le mani di un professionista. A volte se ne trovano anche di scaricabili gratuitamente..


perchè? esiste ancora qualcosa che non è scaricabile gratuitamente?
potrei dirti che ho letto opere autoprodotte che nonostanre la mancanza di editing potrebbero mandare al macero buona parte delle librerie attuali, ma non è questo il punto. non mi passa neanche per la testa di ipotizzare l'inutilità dell'editing, solo il fatto che pubblicare con un editore comporti automaticamente un lavoro decente. vero che i costi non sarebbero (almeno dovrebbe) più a carico dello scrittore, ma di fronte a lavori dozzinali forse un investimento personale non è il male peggiore (resta da chiedersi a chi darli i niei sudati dindini, ma questa è un'altra faccenda...)

==Aredhel==, 19/09/2012 19.16:


Vogliamo poi parlare degli editor? Chi sono? Chi li ha qualificati? Non hai idea di quanti sedicenti editor inviino i propri curricula nelle redazioni, per poi rivelarsi poco più che semplici lettori e screditare tutta la categoria.


bello! anca io! mi assumi?
forse non farei un gran lavoro come editor, ma porterei un sacco di allegria in quei lidi, e poi io ADORO screditare le categorie!!!


==Aredhel==, 19/09/2012 19.16:

Ma il punto, per tagliare, non è questo. Il focus non è sugli editori o sugli editor, ma sulla possibilità di stamparsi il libro in autonomia. Ebbene, come dicevo, io sono favorevole. Lo può fare chiunque, ma per dare rilevanza al lavoro è necessario l'intervento di un professionista, il cui costo è da aggiungere alle spese di produzione, distribuzione e pubblicità.


ed invece il punto sono proprio editori ed editor...
un manoscritto necessita di un editor (direi più editor in realtà, a voler fare le cose per bene, che colmino uno le lacune degli altri...)
necessita di una distribuzione e della dovuta pubblicità a spingerlo.
tornando alla domanda originaria, se i ragazzuoli vogliono crearsi un pacchetto di "clienti" oppure saltare in blocco il passaggio ed autoprodursi è ovvio che devono presentare il prodotto finito, e quindi ricorrere personalmente ad un editor. e devono pubblicizarlo personalmente, quale vantaggio ci sarebbe quindi poi a pubblicare con un editore (che non sia mondadori)? d'altro canto, affidarsi ad una casa editrice che si faccia carico delle spese, mettendo poi in circolazione qualcosa di non perfettamente a punto può invece pagare di più in termini di visibilità e distribuzione?
non lo sò. ma resta il fatto che, quale sia la qualità del finito resta un punto fondamentale.




cerco la pace tra le bombe
la vita tra le tombe
la luce tra le ombre
ma è la realtà che mi confonde
20/09/2012 11:07
 
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La differenza tra correzione bozze ed editing è sostanziale, ma in realtà la conosci benissimo, solo che non sai dove termina l'una per dar spazio all'altro ;)

Mi rifaccio quindi al tuo post precedente:

La correzione bozze non è altro che una correzione grammaticale e sintattica del testo.
L'editing invece interviene invece sullo stile e la coerenza, gli altri due punti che hai segnalato. Tra l'altro in linea di massima viene considerato editing di medio livello quello che si occupa solo dello stile, mentre l'editing approfondito considera anche i dati di coerenza (sia nella trama, che in relazione all'ambientazione).

Sugli autoprodotti posso dirti che quelli che ho letto io (sia di buon libello che non), avrebbero avuto un grosso margine di miglioramento passando per i processi in questione, anche quello della correzione bozze, perché ti assicuro che chi scrive il proprio libro non è in grado di captare tutte le imperfezioni che possono esserci, e il correttore di word... diciamo che lascia molto a desiderare. I gratuiti esistono. Se hai un account anobii ti sarà sicuramente arrivata qualche segnalazione. Questa una delle ultime che mi è giunta in ordine di tempo (non l'ho letto, sulla qualità credo oramai di poter fare l'indovina dalla pagina di presentazione): www.smashwords.com/books/view/138178
Di migliore riuscita rispetto quanto si trova in giro, ma comunque incapace di elevarsi dalla massa, lo scritto di Gamberetta, anche questo gratuito, qui tutte le informazioni per cercarlo: fantasy.gamberi.org/2011/06/28/assault-fairies/ , e sì che a Gamberetta le qualità logiche e personali non mancano, ma una vocina che le suggerisca quando non è il caso di saltare indiscriminatamente da scena a scena senza, nonché magari cosa sia l'infodump, sì.

Ritornando ai ragazzuoli in questione... fermo restando che tutti i passaggi che dicevamo (correzione bozze, editing, pubblicità, distribuzione, etc) sono indispensabili per rientrare dalle spese di un autoprodotto e realizzare un libro di qualità, è palese che a quel punto la casa editrice non serva.
Il fatto è che di tutti questi passaggi dovrebbe occuparsi l'editore di tasca propria, non l'autore (che infatti generalmente comincia a proporre la sua opera alle case editrici come "grezza") quindi non capisco come non sia chiara la convenienza del cercare un editore adatto alle loro esigenze che si occupi di tutto e faccia trovare loro il libro pronto, senza la spada di Damocle del "mancato filtro all'ingresso", che qualsiasi recensore è sempre pronto a calare sul self made (anche a ragione, aggiungo io, ma questa è un'altra storia). Poi, se non trovassero nessuno di loro interesse, o se non venissero selezionati, possono sempre ricorrere a Lulu.com come strada alternativa e cercare chi lavori sul testo in maniera autonoma. In altre parole, a livello proprio economico, comincerebbero ad investire risorse monetarie sullo scritto solo una volta accertato che non ci sono editori di loro interesse disposti a farlo.
[Modificato da ==Aredhel== 20/09/2012 11:07]


20/09/2012 11:24
 
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Re: Re:
Ilgeologo, rispondo anche a te in un solo post su due punti differenti. Scusami ma ieri da cellulare non mi era propriamente comodo...

Ilgeologo, 18/09/2012 09.40:



Riguardo la pubblicità che può offrire una casa editrice: non c'è il rischio che, essendo piccola (va bene le buone intenzioni, ma certamente non verremo presi da Mondadori, per s/fortuna) e che noi siamo esordienti, non venga promosso come potrebbe essere pubblicizzato, probabilmente con più passione e meno professionalità, da noi stessi?

In altre parole: il gioco vale la candela?



Il rischio c'è eccome, ma considera due punti. Innanzi tutto se l'editore ha lavorato come si deve (se, sottilineo) si è sobbarcato in toto le spese, quindi a voi, dalla prima copia venduta in avanti, non arriva che guadagno (occhio al contratto, in proposito... chi promette diritti d'autore dopo la centesima copia venduta e prevede una prima tiratura di 60 copie... non ha intenzione di darti un euro), anche se in tempi dilazionati.
In secondo luogo non esiste nessun editore che abbia speso di tasca propria per produrre un libro e che non sia interessato a venderlo. Ovviamente se si tratta di microeditoria voi comunque dovrete fare la vostra, che sarà però affiancata da quella dell'editore, con una speranza di vendita mediamente doppia rispetto al lavoro fai-da-te.
Per darti un piccolo consiglio... prima di inviare un manoscritto informati sull'attività dell'editore in questione, magari contattando privatamente i suoi autori (facebook aiuta in questo), e soprattutto constatando l'effettiva realizzazione di eventi promossi e diretti appunto alla vendita (l'iscrizione alla newsletter è una buona opera di monitoraggio).


Ilgeologo, 18/09/2012 10.54:


Sento di darti ragione, un motivo per il quale stiamo affrontando in due la stesura del romanzo è proprio il volere evitare errori "logici" (il nostro è un mondo steampunk, ha delle leggi fisiche praticamente uguali a quello reale).



Quattro occhi sono meglio di due, insomma. Ma quattro mani rischiano di fare a botte tra di loro, quindi attenzione. Se è vero che così facendo avrete una marcia in più in fatto di coerenza, è anche vero che servirà un lavoro doppio per perfezionare lo stile, livellando quello di entrambi di modo che non si senta eccessivamente la differenza.






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