Tempo fa capitai per caso sulla home page di un sito che sviluppava una bella idea...quella di scrivere un libro con l'aiuto di tutti i visitatori, in cui ogni persona scriveva un capitolo cercando più possibile di farlo quadrare con quello precedente
l'idea mi ha molto affascinato, al punto che, per gioco, vorrei riproporla qui in mezzo a tutti voi
che ne dite di provare a mettere in piedi una storia, in cui ognuno di noi si diverte a inventarne il seguito, e vediamo cosa ne esce.
si potrebbe fare qualcosa in stile Martin. Mi spiego per chi non ha ancora avuto la fortuna di leggere i suoi libri: ogni capitolo narra delle avventure di un diverso personaggio, e si sviluppa mettendo tale personaggio in prima persona.
Potremo fare così, in questa storia ognuno gestisce il proprio personaggio, facendogli fare ciò che ritiene più giusto
cosa ne dite?
se c'è qualcuno disponibile, nei prossimi giorni posterò le prime righe che mi escono dalla penna (o meglio dalla tastiera) e poi sarà compito di ognuno di voi proseguire
spero esca un bel lavoro, ma rimane cmq un bel gioco
fatemi sapere
CAPITOLO PRIMO
Era quasi l'alba nel piccolo villaggio di DoranVille, ma quel giorno il sole non avrebbero illuminato con i suoi raggi le stradine sinuose che si allargavano fra una casa e l'altra, e nessuno avrebbe sentito gli uccellini cinguettare il benvenuto al nuovo giorno. Uno spesso strato di nubi copriva il cielo, e le prime gocce di pioggia bagnavano già la terra quando Dart giunse in vista della Locanda del Toro Domato.
Erano passati esattamente tre anni da quando era partito per la sua missione, e in tre anni nessuno si era preoccupato di aggiustare l'insegna arrugginita della locanda: il grande toro in metallo penzolava ancora a testa in giù davanti all'entrata, apparendo molto meno spaventoso di quanto fosse in realtà.
Dart si diresse senza pensarci due volte verso l'entrata della locanda. Erano tre anni che aspettava il giorno della resa dei conti, e sapeva che i suoi compagni erano già lì ad aspettarlo. Ognuno aveva un compito da portare a termine, e lui aveva fatto la sua parte. Spalancò le cigolanti ante di legno proprio mentre l'intensità della pioggia aumentava, e si trovò d'innanzi ad una taverna praticamente vuota. Vuota eccezion fatta per un piccolo tavolo rotondo che se ne stava sul fondo della locanda, e che attendeva l'ultimo dei ragazzi che tre anni prima si erano salutati brindando proprio sopra le sue tavole.
Dart si avvicinò sorridendo al tavolo, dove ad accoglierglo c'eranodiversi curiosi personaggi, fra i quali una minuta figura ammantata di nero dalla testa ai piedi.
Noraska Uasa Steytton (Nora, per gli amici: chiunque fosse tanto stupido da ricordarle l'orribile nome tradizionale che il suo clan le aveva affibbiato non se la sarebbe mai cavata con meno di una sberla sul naso e una bocca sanguinante) tirò giù gli stivali borchiati dal tavolo e alzò la testa.
Nel far questo, sferrò una pedata al boccale di birra appoggiato sul traballante piano di legno.
Si agitò goffamente e picchiò il fianco contro lo stipite del tavolo. Nora imprecò, curvandosi in avanti per nascondere un mezzo sibilo di dolore.
"Sarà meglio per te che tu abbia delle buone notizie da darci, Dart, dal momento che io ci ho perso un bel pò del mio sonno, per cercare
di far andare avanti questo tuo stupido piano!" Sollevò un grosso sacco nero dal pavimento, rovistò all'interno, e ne estrasse una testa. Gli altri osservarono in silenzio, sbattendo le palpebre. Nora sollevò la testa dell'orco, tenendola saldamente per la spessa treccia nera tutta inghirlandata di nastri e perline colorate. Cominciò a far dondolare il suo macabro trofeo avanti e indietro. "L'ho fatto cantare per bene, questo idiota, come da copione!", annunciò, in tono gongolante. Un pensiero improvviso le alterò l'espressione. Nora si accigliò. "Anche se, a pensarci bene, temo che qualcosa possa essere andato storto, perché..."
La testa spalancò le palpebre.
"Puoi scommetterci!", gracchiò l'orco morto.
"Zitto, tu!", abbaiò Nora, mollandogli un pugno. "Quei dannati troll impiccioni! Non ti lasciano finire un maledetto incantesimo di negromanzia in pace neanche a supplicarli, e questo è il risultato! Ci vorranno ore, addesso, prima che l'incantesimo si esaurisca e questo imbecille si decida a chiudere il becco! Gli dei sanno se non era già fastidioso abbastanza da vivo, ma adesso...!"
Storse la bocca e si scostò una ciocca di capelli corvini
dalla fronte. Studiò i suoi compagni. "E voi? Com'è andata? Piantatela di starvene lì come tanti stoccafissi e sputate il rospo!"
“La fai facile tu” rispose stizzito Lavitz sporgendosi sul tavolo per guardare meglio la testa parlante dell’orco. “Noi non avevamo uno stupido orco a cui dare la caccia, ma dovevamo trovare la tana di un drago, un dannatissimo drago sputa fuoco. E se non lo sai, loro sono molto gelosi dei loro tesori, e un ospite che vuole portarti via i tuoi averi non è mai il benvenuto”
“E ci è mancato davvero poco che non finissimo sul menù della bestiola.” Aggiunse Albert picchiando il pugno sul tavolo. “certo sarebbe stato tutto più semplice, se quel codardo di Cailìan non se la fosse data a gambe levate quando il drago si è svegliato., lui e il suo dannatissimo folletto che gli riempie la testa di baggianate. Scommetto che è stato lui a dirgli di prendere il forziere e scappare. Vorrei tanto sapere dov’è adesso quel coniglio…”
CAPITOLO SECONDO
I raggi del sole che filtravano deboli attraverso le nuvole colpirono con strana dolcezza il viso del ragazzo che fino a pochi attimi priva dormiva nel boschetto vicino al villaggio, lo stesso villaggio da cui cercava di fuggire.
Cailìan aprì gli occhi neri e alzò il busto portando una mano ai folti capelli biondo cenere e strofinandoseli. Guardò all'orizzonte la sua vecchia casa con nostalgia e tirò un sospiro sconsolato riadagiandosi a terra.
Quella fuga che lui stesso aveva deciso già lo stufava.
- SVEGLIA SVEGLIA SVEGLIA! -
Cailìan saltò sul posto mettendosi seduto e si guardò intorno cercando la fonte della voce, che ben conosceva.
- Dèi santissimi, perché dovevo ritrovarmi uno spirito guida così rompiscatole? - sospirò coprendosi tutto il viso con le mani.
- Che puoi farci se sono venuto fuori così? -
- Che posso farci se non posso mandarti via? - ribatté il biondo con voce maligna.
Lo spirito guida di Cailìan apparve sotto forma di folletto, vestito tutto di verde e con le orecchie a punta - Beh, che ti piaccia o no sono il tuo spirito guida e ho notato che stavi provando nostalgia quindi - e schioccò le dita indicando la direzione opposta al villaggio - in marcia, ADESSO! -
- Zevran...-
- ADESSO! MARSCH! O sarò così assillante che...-
Il folletto Zevran neanche finì la frase che Cailìan scattò in piedi mettendosi lo zaino sulle spalle. Il piccolo spirito sorrise soddisfatto mentre il ragazzo sbuffò.
- è colpa tua se scappo, ricordi? -
- è colpa mia se i tuoi compaesani non riconoscono il fascino e la simpatia della mia persona? -
- no, è colpa tua se sono un emancipato! Idiota! - e detto ciò Cailìan si mise in marcia cercando di scrollarsi Zevran dalla spalla, senza riuscirci...