Il cacciatore di Orchi

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Elegost94
00sabato 3 aprile 2010 14:08

Eccolo dunque! Offerto a voi per l'ardua sentenza. Una lettura da cinque, dieci minuti al massimo. Ringrazio in anticipo coloro che spenderanno il proprio tempo per leggere le fantasie di un sedicenne spensierato.

IL CACCIATORE DI ORCHI





Era tutto cambiato, o almeno, a prima vista cosi pareva. Quegli alberi, quelle case e quelle persone sembravano ricordi sbiaditi; Quanto tempo era passato? Quanti mesi? Quanti anni! Persino la Luna, solitamente indenne dallo scorrere del tempo sembrava in qualche modo diversa, cosi come i fiumi e i laghi, come le montagne e i prati. Dove stava un fiore ora sorgeva, alto e imponente, un albero e dove non c’era nulla, ora sorgevano case su case: la popolazione sembrava raddoppiata e il paese era attraversato da volti sconosciuti, diversi dai visi sorridenti e accoglienti dei vecchi paesani...volti ostili. Era sempre stato cosi? Forse era troppo vecchio per ricordare i tempi passati..No..ricordava con chiarezza l’aria allegra di quel paese sperduto, ricordava le risa dei bimbi che giocavano nella piazza centrale, l’aroma che emanava dal pane appena sfornato dal vecchio Tom, il fornaio del paese e come dimenticare l’ordine? La pulizia che sino a qualche anno fa regnava in quel luogo? Dov’era la perfezione di quel posto magico che due anni prima aveva lasciato?
Tutti questi quesiti, esigevano una risposta, cosi credeva James.
Quel paese che aveva abbandonato due anni prima era molto cambiato, questo era ormai chiaro: era diventato una città e come succedeva in tutte le città degne di questo nome, incombeva la fretta, ognuno aveva qualcosa da fare, qualche faccenda da sbrigare e accadeva che nel corso della giornata ci si scambiasse non più di due parole. La gente camminava col volto pensieroso rivolto al terreno e con fare affrettatto si dirigeva verso una destinazione che non era una destinazione, ma una semplice tappa di un lungo percoso che li avrebbe costretti a camminare per l’intera durata del giorno. Se, per puro caso, capitava che si incrociassero gli sguardi di due persone, le suddette, erano leste nello sviare gli occhi in un’altra direzione, come temessero di incenerirsi a vicenda. Fu per questo motivo, probabilmente, che nessuno fece caso a quello strano individuo di nome James.
Le locande, ormai sorte a decine, erano piene zeppe di loschi individui, solitari uomini ( Donne? ) ammantati in pesanti mantelli che nascondevano tutto alla vista; Quà e là sedevano gruppi di tre, massimo quattro persone, i quali badavano bene dal tenersi a distanza di sicurezza l’uno dall’altro: si comportavano strano ( Ma, d’altronde, le stranezze erano all’ordine del giorno ) e lanciavano occhiate furtive ad ogni nuovo visitatore, borbottando, inoltre, a bassa voce.
Fu proprio in una di queste locande che James decise di entrare. Non scelse una locanda a caso, ma vagò per gran parte della città alla ricerca di una in particolare: “L’aquila d’oro”.
Questa locanda rappresentava, probabilmente, l’ultimo baluardo dell’ormai dimenticato paese, raffigurava il passato nell’immaginario di James e l’uomo sperava che almeno quel luogo si fosse salvato dalla drastica trasformazione che il suo beneamato paese aveva subito.
L’Aquila d’oro” era una immensa locanda costituita da due piani e da una cantina dove il proprietario ( Che James si augurò fosse lo stesso di due anni prima ) teneva i suoi vini e le sue riserve alimentari. Dopo essere entrato al suo interno, James sospirò di sollievo nel constatare come il tempo non avesse affatto alterato le sembianza di quel magnifico luogo, ove regnavano calore ed allegria: i tavoli erano accuratamente disposti in file ordinate, alcuni vicino al fuoco ( per i più freddolosi ) e altri vicino alle finestre ( Per chi non volesse perdersi lo spettacolo di migliaia di persone che corrono avanti e indietro per la via ). Tutto sembrava fatto di energia! Le persone, i tavoli, le finestre, il bancone e... il fuoco! Uno spettacolo di luci e colori, migliaia di piccole fiamme che sembravano danzare al suono di una dolce melodia misteriosa, fiamme gialle, rosse e blu! A volte sembravano unirsi in un unico colore abbagliante e magnifico. La gente che sedeva ai tavoli non era ostile o violenta, non avevano il volto carico di odio e di sospetto, nè erano ubriachi, nè tantomeno alticci. I loro volti erano sereni e le loro parole erano scherzose e mangiavano piatti prelibati e succulenti, piatti che James riconobbe come gli stessi di prima: preparati con la massima attenzione e peculiarità dalla bravissima Meggie. Aveva un modo di cucinare inconfondibile.
Quando James entrò a “L’Aquila d’oro” pensò a tutto questo e per un attimo si dimenticò dei volti ostili, delle case nuove e dei cambiamenti e si sentì come un bambino che riceve un regalo inaspettato. Quella era casa sua.
Accecato dalla luce abbagliante del fuoco ( fuori era buio e le strade erano illuminate dalle torce ) si costrinse a sbattere due volte le palbebre, poi, ripreso il controllo di sè, volse il suo sguardo verso il bancone, alla ricerca del proprietario e lo vide!
Alto con la testa rasata e i baffi ribelli, Steve indossava la solita tenuta da lavoro ( James fu grado di quest’ulteriore dono di familiarità ) e mentre riempiva un boccale di birra ad un cliente la sua risata fragorosa gli faceva sobbalzare la pancia in modo curioso e divertente.
James, data un’ultima occhiata alla locanda si diresse con disinvoltura al bancone e sedutosi chiese qualcosa da bere; Steve, senza riconoscerlo, lo servi, dirigendosi subito dopo altrove. James, senza dire nulla, iniziò a bere - Curioso – pensò – Passano solo due anni e la gente non si ricorda più di te.. – bevve un altro sorso e volse lo sguardo al camino – O forse....forse sono cambiato troppo per essere riconosciuto.. – continuò a pensare mentre sorseggiava la bevanda
Nel mentre, la porta della locanda si spalancò con un sonoro schiocco e le risa, la felicità che fino a quel momento aveva regnato sovrana, smise di esistere ed un silenzio altamente insolito si diffuse in tutta la stanza: il freddo vento dell’Inverno penetrò dalla porta e sotto quella maestosa forza della natura il fuoco scoppiettamte vacillò stentando a resisterle, ma resse.
Alto come un colosso, si stagliava sulla porta un orco: il suo sguardo era truce e la sua testa era calva quasi del tutto, solo una coda, infatti, gli spuntava dalla nuca scendendogli lungo la schiena sino all’altezza della cintura; indossava pantaloni marroni da cacciatore e una pelliccia di qualche animale; aveva un anello con un rubino nel mezzo ( Falso? Vero? ) sul dito indice della mano destra e sorrideva con fare beffardo. Gli mancava qualche dente - James lo vedeva chiaramente – e nonostante ciò, metteva orgogliosamente in mostra la sua dentatura mentre con fare pratico e con occhio esperto analizzava da ogni angolazione la locanda,
Le persone sembravano terrorizzate sotto quello sguardo da assassino e parevano vacillare come il fuoco con il vento; Alcuni si rannicchiavano come a voler sparire, altri volgevano altrove il loro sguardo e le coppie si stringevano per farsi coraggio; Le cameriere erano scomparse nel nulla e l’oste, Steve, si trovava nella stessa posizione di prima con un boccale di birra mezzo riempito: non si era mosso di un millimetro e, oltre a volgere le spalle allo sconosciuto, era rimasto con il boccale a mezz’aria. Era inorridito..non voleva voltarsi, ma doveva farlo. E infatti lo fece.
<<<Buona sera John>>> disse Steve con tono affabile; L’orco, John, lo squadrò da cima a fondo con qualla sua testa verdognola e in silenzio, sempre con quel sorriso idiota stampato sulla bocca, si diresse verso il bancone e si sedette:
<<<Posso offrirti qualcosa?>>> continuò Steve. Non ottenne risposta.
Il gigante continuò a guardarsi intorno crogiolandosi nel piacere che ricavava nello stare al centro dell’attenzione, poi, senza dire nulla, si alzò e scavalcò il bancone mandando in mille pezzi i tre o quattro bicchieri vuoti che si trovavano su di esso: con altrettanta disinvoltura si servi da bere come se fosse a casa propria. Dai tavoli non giungeva alcun suono e James si stava seriamente chiedendo se non fossero tutti svenuti.
John, sorseggiando la sua bevanda ( probabilmente un qualche liquore ammazza fegato ), si rivolse a Steve con tono apparentemente socievole:
<<<Allora Stephen...Come vanno le cose?>>> Steve, da dove si trovava James ( a due passi praticamente ), appariva spaventato – Sembra che gli abbia appena detto che siamo circondati da una banda di assassini senza alcun via di scampo... – pensò laconico James ( Il che non era molto lontano dalla verità anche se James non poteva saperlo ). John, vedendo l’oste che stentava a rispondere, gli si avvicinò e gli posò una mano sulla spalla <<<Sei tra amici Stephen! Di cosa hai paura?>>> disse John, il quale, dopo aver detto questa frase, iniziò a ridere a crepapelle come se avesse fatto una battuta particolarmente spassosa ( Che solo lui riuscì a capire ), poi, ritornando al volto serio a cui tutti ormai si erano abituati, si avvicinò ancora di più al vecchio proprietario <<<La vuoi un pò di questa robaccia?>>> disse scrollando rapidamente il boccale per far intendere a cosa si riferiva – Steve fece segno di no - <<<Non la vuoi Stephen? Sicuro?!>>> disse John, poi, con disinvoltura riversò il contenuto del boccale contro il povero oste e giù con altre risate! ( Naturalmente, era John l’unico che rideva ). Asciugatosi le lacrime dagli occhi, John tornò serio e rivolgendosi ai clienti iniziò ad urlare <<<Non vi fa ridere? NON E’ DIVERTENTE!!>>> e vai con un’altra risata fragorosa, voltatosi verso Steve disse <<<Non sei affatto cambiato Stephen...>>> scosse la testa e aggiunse <<<..Dove sono i miei soldi vecchio? Sai benissimo che non amo aspettare, o meglio...>>> disse sghignazzando <<<..Non voglio aspettare!>>> conluse lanciando a terra il boccale ormai vuoto: il vento che entrava dalla porta stava congelando l’intera stanza e il fuoco era ridotto ad una tenue luce, un piccolo bagliore, le ultime braci. Ogni briciolo di felicità, di gioia, ogni risata era cessata.
Steve volse lo sguardo verso il suo oppressore e con fare indeciso disse <<<Non...non possiedo i soldi che tu mi chiedi>>> James osservò attento la scena; John fece un passo in avanti e con un lieve tocco fece cadere tre bottiglie di pregiato vino <<<Sicuro di non possederli?>>> disse sorridendo beffardo
<<<Ti prego>>> inziò a supplicare Steve <<<Dammi almeno una settimana>>>
<<<UNA SETTIMANA!>>> urlò John battendo un pugno sul bancone <<<Perdio Stephen sei duro di comprendonio forse? Voglio i soldi e li voglio adesso!>>> disse, poi alzando un braccio minaccioso aggiunse <<<Altrimenti..>>> fece per picchiare ma qualcosa lo fermò...
<<<Altrimenti cosa?>>> lo aveva detto! – James cosa hai fatto? – iniziò a pensare freneticamente l’uomo – Perchè non stai mai zitto? Alla tua età poi! – ma ormai era troppo tardi, lo aveva detto e quell’uomo ( Se cosi si può definire una tale bestia ) si sarebbe voltato chiedendo..
<<<Chi ha parlato?>>> nessuno rispose, per un pò, poi James, costretto più dal suo senso dell’onore che dal buon senso disse <<<sono stato io>>> voltatosi verso la voce, l’uomo squadrò James da cima a fondo, come aveva fatto precedentemente con Steve e sotto quell’occhio calcolatore James senti perdere le forze e le speranze. Dal punto di vista di John, James sembrava un uomo di cinquanta-cinquanta cinque anni, non di più! Aveva i capelli corti un pò arruffatti e spettinati, di colore grigio scuro; Gli occhi erano di un azzurro profondo, penetranti e intelligenti e, in quel momento, impauriti!; Aveva molte cicatrici lungo il viso, sulle braccia e sulle gambe ( Anche se il bancone le lasciava intravedere poco ); indossava un maglione ( Di lana? ) di colore viola scuro e dei pantaloni neri da passeggio; al collo aveva una collana con uno strano ciondolo. Era un uomo in forma, un ex-guerriero o un contadino per quello che nè sapeva John. Un uomo muscoloso comunque. – Perchè tanta paura allora? Un uomo con cosi tanta forza.. – pensò John, poi, fece alcuni passi verso James <<<Come osi straniero? Non sai chi sono io?>>> disse John, ma la risposta, l’orco la carpì dagli occhi dell’uomo: lo sapeva, o comunque, se ne era fatta una mezza idea.
<<<Lui..è solo un vecchio! Un uomo onesto e allegro! Perchè di comporti cosi? Lascialo in pace!>>> disse James esasperato; tutti si guardavano preoccupati ( Chi era costui? Nessuno aveva mai ostentato un tale coraggio! ).
<<<Hai firmato la tua condanna a morte vecchio bastardo! Nessuno ha mai osato rivolgersi a me in questo modo!>>> disse l’orco, il quale, estraendo il pugnale – Come ho fatto a non notarlo prima! – si avventò con impeto verso James. I due rotolarono sul pavimento e alcuni clienti, cogliendo l’occasione al volo, si diressero verso la porta per fuggire; nel mentre, i due, avvinghiati tra loro come due amanti presero a darsene di santa ragione. – La gamba! Che dolore... – pensò disperato l’uomo ( Era questo il motivo per cui aveva paura dell’orco, le sue maledette condizioni fisiche!), poi, dopo aver schivato un fendente dell’orco si rotolò su un fianco con la speranza di alzarsi in piedi. Cosi fu, ma la gamba cedette ancora – Maledetta! - e in breve tempo si ritrovò steso a terra ( Facile bersaglio anche per un cieco! ); John, cogliendo l’occasione al volo, si lanciò verso il suo avversario con un impeto di energia capace di far stramazzare al suolo un orso; all’ultimo istante, quando sembrava ormai tutto perduto, tre fiotti di sangue scorgarono dal corpo di John il quale stramazzò al suolo con il respiro affannato.
Tre dardi gli spuntavano dal corpo ( uno dal torace, uno dalla gamba e uno dalla testa ) e il sangue usciva copioso, andando a liquefarsi sul pavimento de “L’Aquila d’oro”. Sulla porta un uomo minuto sostava in compagnia con un ragazzo neanche ventenne: entrambi indossavano un completo nero bordato da rifiniture argentate. Un sonoro grido di gioia dilagò per tutta la locanda, poi il grido divenne un groviglio di suoni incompresibili e tutti si ritrovarono a festeggiare. Il tutto durò pochissimi istanti, al termine dei quali i nuovi arrivati intimarono il silenzio.
<<<Un’ottimo lavoro! Non trovi Mike?>>> disse l’uomo basso ( E anziano ora che si trovava più vicino )
<<<Gia..è davvero un peccato che non ci si possa trattenere di più in questa magnifica locanda!>>> rispose Il ragazzo; incamminandosi all’intero della locanda, giunsero in prossimità del corpo, dal quale estrassero le frecce.
<<<Questa è tua Sharon, davvero un bel colpo mia cara..>>> disse l’uomo anziano porgendo il dardo ad una giovane elfa ( Un’innoqua cliente sino a pochi istanti prima ) che sostava in piedi nei pressi dell’oste ( Che, probabilmente, ci stava capendo meno di tutti in quella faccenda ).
<<<Vi sarò riconoscente sino alla morte miei salvatori! Ma chi siete? E chi è costui? Sono appena tornato da una guerra e trovò il mio paese radicalmente trasformato! Cosa diamine è successo in questi due anni?>>> disse James; Steve, l’oste, riconoscendo solo ora il caro e vecchio James ( Quanto era cambiato! ), aprì la bocca stupefatto, poi, richiudendola, decise di rimanere in silenzio.
<<<Ti sarà spiegato tutto a tempo debito>> disse Mike <<<Ora...verrai con noi.>>> concluse il ragazzo.

Inutile dire che il povero James non ebbe molte scelta al riguardo e dopo un breve dibattito fu costretto a seguire il trio sino a quella che loro denominavano “La base”. Nel corso del viaggio apprese numerose cose interessati oltre al nome del più anziando del trio ( Tony ). A quanto pareva, nel corso di due anni, potevano accadere le cose più incredibil!
James, infatti, apprese che la sua amata patria era stata soggetta ad invasioni che l’avevano resa quella che adesso era; successivamente ( Praticamente dopo il passaggio degli invasori ) una banda di orchi aveva attraversato quelle lande e aveva pensato bene di entrare in possesso di tutte le costruzioni che incontravano. Questa banda, come tutte quelle di quell’epoca, aveva un capo ( Da tutti chiamato semplicemente “Il capo” ), il quale non si era più fatto vedere dall’incursione degli orchi; Sembra che fosse andato in avanscoperta, alla ricerca di nuovi territori da conquistare e che nel frattempo avesse lasciato i suoi orchi più fidati a sorvegliare quella zona. Mike, Sharon e Tony facevano parte di un ordine che si occupava di liberare la città dalla presenza degli indesiderati orchi. Ne avevano uccisi a decine e, a quanto pareva, ne erano rimasti ben pochi, forse due, al massimo tre! E progettavano di ucciderli quella stessa notte. Volevano porre fine a quello strazio.
L’ordine era costituto da poche persone e la maggior parte di esse erano figli degli abitanti della città, i quali, stufi di osservare i maltrattamenti subiti dai proprio genitori, avevano deciso di “arruolarsi”.
Nel mentre, i quattro si trovavano ormai a destinazione. “La base” non era altro che una casa diroccata, apparentemente disabitata e situata in un bosco ai margini della città. Se si osservava con occhio attento, ci si accorgeva che il posto era tutt’altro che abbandonato! Attraverso le finestre, infatti, si intravedevano movimenti continui.
<<<Perchè mi avete portato con voi?>>> chiese James
<<<Perchè non potevamo lasciarti in giro...è troppo rischioso, sanno chi sei.>>> rispose con tono asciutto Mike
<<<Cosa? Non riesco a seguirti..>>> disse James
<<<Il ciondolo che porti al collo. Alcuni orchi avevano circondato la locanda per proteggere il loro capo da eventuali attacchi. Costoro hanno visto la tua collana e hanno idendificato il simbolo che indossi per quello che è. Sei o eri un cacciatore di orchi. Non è vero?>>> disse Sharon
<<<Si>>> dovette ammettere James <<<Ho combattuto la guerra contro orchi e troll scoppiata a Nord e ci ho rimesso una gamba..>>> disse l’uomo accarezzandosi la gamba sinistra <<<...Non avrei mai pensato di incontrarli ancora – gli orchi dico – comunque immagino che abbiate ucciso quelli che erano appostati intorno alla locanda! Quale pericolo corro dunque?>>> chiese l’uomo
<<<Uno di loro è riuscito a fuggire, portando, cosi, la notizia del tuo arrivo agli altri due ancora in vita. Secondo le informazioni delle nostre spie vogliono ucciderti. >>> disse Sharon
<<<Quindi, cosa avete intenzione di fare?>>> chiese James; il sorriso di Tony diede una mezza idea a James e la sua risposta confermò le sue peggiori paure:
<<<Vogliamo usarti come esca!>>>

Nel corso della notte James conobbe più a fondo i suoi salvatori ( o i suoi futuri assassini! ). Sharon era un’elfa stupenda: i capelli rosso fuoco le cadevano sul seno sodo e perfetto; aveva occhi verdi e profondi e uno sguardo ammiccante da far impazzire; possedeva gambe snelle e forti e aveva delle forme geometeicamente perfette; indossava dei pantaloni di colore marrone scuro molto aderenti e una camicia scollata ( che lasciava intravedere non poco ) di colore bianco. Era simpatica e solare, amante degli animali e di tutto ciò che riguardava la natura.
Mike era un mezzelfo allegro e simpatico; aveva occhi chiari come i capelli e a tradire le sue origine elfiche erano solo le orecchie leggermente appuntite. L’ultimo dei tre, Tony, era quello che più somigliava a James, sia per l’età che per il carattere. Era un uomo facile alla risata ma molto serio quando si trattava di lavoro. Era un combattente nato! Cosi come gran parte dei componenti dell’ordine, del quale, Tony, ne era il capo. L’ordine aveva mandato un messaggero dai tre orchi per dichiarare di voler scendere a patti: in cambio del cacciatore di orchi di nome James, i tre avrebbero lasciato la città liberandola dalla sottomissilone. Un piano semplicissimo; ma James, si stava seriamente preoccupando della situazione. Come avevano intenzione di salvarlo? ( Perchè dovevano salvarlo! )
Ai suoi quesiti, Mike rispose:
<<<Non possiamo salvarti James...non vi è modo di farlo. Ritieniti semplicemente onorato di morire liberando la tua amata patria dal dominio di questi schifosi orchi>>> poi, vedendo il puro terrore dipinto sul viso di James, irruppe in una rumorosa risata che attirò l’attenzione di tutti; poi, poggiando una mano sulla spalla dell’uomo aggiunse:
<<<Dovresti vedere la tua faccia! Diamine! Non pensarai mica che stessi parlando sul serio James! Ti abbiamo salvato per riportarti nella tana dei lupi?>>> James rise nervosamente.
<<<Il piano è semplice>>> disse Sharon <<<Abbiamo detto al messaggero di riferire che il prigioniero, cioè tu, potrà essere “prelevato” all’interno della casa sul lago – Una specie di capanna abbandonata – all’interno della quale però, tu non entrerai affatto!>>> poi, accarezzando la spada che pendeva al suo fianco aggiunse <<<Ci sarò io>>> .

L’aria era gelida e all’alba mancavano ancora quattro, forse cinque ore. Sharon era nella capanna e Tony e Mike erano nascosti dietro alcuni alberi vicini alle sponde del lago. James, come stabilito si trovava alla base ( Non poteva combattere con la gamba in quelle conizioni! ). Il mezz’elfo e l’uomo attesero per un bel pò di tempo ed iniziarono a temere che il piano fosse andato in fumo. Poi, in lontananza, Mike scorse tre figure ( Enormi persino da quella distanza ), con un colpo di gomito fece cenno a Tony di prepararsi. Gli orchi entrarono nella capanna e per un pò non si sentì nulla.
I tre entrarono in silenzio: la stanza era buia e apparentemente vuota; videro un letto e al suo interno videro una figura, poi la figura si mosse: era una donna! Lo stupore dilagò tra i tre quando la donna, un’elfa, aprì gli occhi irrompendo in un grido, poi alzandosi, i tre rimasero ancora più stupiti. L’elfa indossava una vestaglia semitrasparente e molto corta e come a compensare la delusione dell’assenza del prigioniero, i tre stavano facendo progetti interessanti per quella notte. L’elfa, accortasi delle occhiate allusive dei tre, fece un sorriso malizioso e con un dito li invitò verso il letto. Gli orchi si guardarono sbalorditi per questa incredibile fortuna ( Non erano famosi per la loro intelligenza ) e uno di essi si lanciò verso il letto, una volta straiadosi, accarezzò una coscia dell’elfa che ella aveva lasciato prepotentemente in mostra:
<<<Hai voglia di divertirti bellezza?>>> disse ridendo sguiatamente; anche gli altri due risero di gusto, ma uno di questi, si accorse che qualcosa non quadrava: all’improvviso il loro socio aveva smesso di ridere. I suoi occhi erano spalancati, cosi come la bocca e i due orchi ancora in piedi, rimasero stupefatti nel vedere il sangue che macchiava le coperte precedentemente linde e pulite.
<<<Oh si...Ho molta voglia di divertirmi con voi brutti bastardi!>>> sussurrò l’elfa; poi, con un sonoro schiocco, la porta alle spalle dei due orchi cedette rumorosamente e i due presi alla sprovvista, vennero stesi a terra da due uomini. I quattro iniziarono a lottare in modo scomposto e una volta che i due orchi riuscirono ad alzarsi, la lotta si spostò all’esterno della capanna, sulle sponde del lago. Nel frattempo, Sharon era rientrata in possesso della sua spada e ora si trovava in piedi sulla porta della capanna, intenta ad osservare con fare divertito ( Pienamente soddisfata dell’andamento della missione ) lo scontro.
Mike aveva appena assestato un fendente contro il suo avversario, il quale era ormai stretto tra il lago e lo stesso Mike; Mike provò un affondo volto più a far cadere il suo avversario in acqua che a colpirlo fisicamente, ma fallì nel suo intento, facendo guadagnare metri preziosi al suo avversario. Costui tentò di colpirlò al braccio con la sua ascia: la fece roteare a mezz’aria e la mandò a conficcarsi sul terreno. Mike, infatti, aveva saltato per evitare di essere colpito ed ora, era conscio che il suo avversario era praticamente disarmato ( Ci avrebbe messo troppo a recuperare la sua arma ). L’orco, tuttavia non desisdette e decise di lottare a mani nude.
Stava andando molto peggio a Tony ( A quanto pare si era beccato l’orco più forte dei tre ). La sua spada affondava a vuoto, tagliando soltanto aria e l’anziano uomo perdeva sangue da una ferita alla spalla ( nulla di grave per fortuna ). Anche l’orco aveva una spada e si divertiva a punzecchiare Tony in diversi punti, spesso colpendo di piatto solo per guadagnare metri, poi, esagerò e inciampò su una radice che sporgeva dal terreno. L’orco cadde a terra infilzandosi con la sua stessa spada. – C’è mancato un pelo... – pensò l’uomo; poi, con uno slancio, si diresse in aiuto di Mike.
Nel mentre, Sharon continuava ad osservare i due combattimenti, non voleva intervenire, o meglio, erano loro a non volerlo – Gli uomini... – pensò stancamente. All’improvviso qualcuno la attaccò alle spalle e in meno di un minuto si trovò sul letto sporco di sangue della capanna. Un trasformato in una maschera di rabbia si trovava a pochi centimetri da lei, il volto di un orco che le teneva ferme le braccia e con passo deciso la spingeva verso il letto – Come è potuto sopravvivere! – pensò Sharon - Sono una stupida! -.
L’orco la spinse verso il letto e la costrinse a divaricare le gambe e mentre lei lottava come un leone, la vestaglia iniziò a strapparsi, provocando, cosi, un’ulteriore eccitazione nell’orco che iniziò a spazientirsi. Lui rideva e gongolava e lei urlava. – Non voglio! – poi, come era iniziato, finì. Gli occhi dell’orco si rovesciarono all’indietro il suo corpo venne scosso da spasmi e le sue vene sembravano sul punto di scoppiare; lasciò la presa su Sharon permettendo la circolazione del sangue nel corpo della povera elfa. Dal ventre gli spuntava una lama. Era stato trapassato da parte a parte. L’aveva gia vista quella spada? Non era forse quella di...
<<<James!>>>
<<<Buonasera! Non pensavo che avessi certi gusti...>>> disse il volto gioviale di James indicando l’orco ormai morto; lei sorrise, poi, notando la smorfia di dolore dipinta sul volto dell’uomo, replicò:
<<<Cosa ci fai qui? La tua gamba!?>>>
<<<Oh..insomma! Quando mi sarebbe ricapitata un’occasione del genere! Uccidere un orco e salvare una fanciulla deliziosa come te!>>> disse; poi, con fare protettivo, la avvolse in un mantello che James si era procurato. i due si strinsero in un lungo abbraccio. Sharon pianse, di gratitudine e di gioia. Sapeva che era finita, lo sapeva dal volto di James e da quello di Mike e Tony che dalla porta le sorridevano vittoriosi.

James pensava che quella sbronza non se la sarebbe mai dimenticata. Era ormai l’alba, quando l’intero ordine insieme a James avevano fatto irruzione ne “L’Aquila d’oro” annunciando il lieto evento: la sconfitta degli orchi. I festeggiamenti si erano protratti per molto tempo, tutti bevevano e si ubriacavano e James venne accolto con gioia da tutti i vecchi paesani che lo riconobbero. Steve, l’oste, ormai dimentico degli orchi e lieto di non dover più nulla a nessuno, si era dato alla pazza gioia offrendo da bere a chiunque ne volesse.
Quando infine, James decise di andare a letto, il vecchio cacciatore di orchi fu lieto di potersi riposare. Ricordò ogni singolo evento di quella lunga giornata, all’inizio della quale aveva pensato di essere ormai arrivato al capolinea delle avventure. - E invece... - pensò prima di addormentarsi - ...Non si è mai troppo vecchi per certe cose... -





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