Re:
cagliostro72, 14/01/2011 22.14:
Vorrei però sapere, da chi c'è passato prima di me, se l'editing della bozza da parte di professionisti, è necessaria, prima di mandarlo a destra e a manca. Voi che ne pensate?
Ti dico qual è il mio pensiero al riguardo: sottoporre il testo all'attenzione di un editor professionista (e dunque, a pagamento) dovrebbe essere una specie di 'obbligo' soltanto nel caso in cui tu abbia intenzione di autopubblicarti. Altrimenti no, è chiaro che il testo va studiato e ri-studiato, e chiaramente il grosso degli errori 'di distrazione' (i classici errori di battitura, tipo scrivere: "Le dispiace se mi
chiedo?", invece di "
siedo", come ho fatto io una volta
) andrebbe eliminato prima di inviare il racconto, certo. Ma questo puoi farlo tranquillamente da te, rileggendo e soprattutto permettendo ad un buon numero di amici e di lettori di cui ti fidi di valutare il tuo lavoro e di darti un sincero parere al riguardo.
Però il vero editing è diverso (o dovrebbe essere diverso) dalla semplice operazione di correzione bozze. Un buon editor ti aiuta a trasformare la gemma grezza del tuo racconto in un diamante vero.
Ti segnala le pecche nella trama, le carenze, le debolezze strutturali e i difetti anche linguistici. Per dire, ad esempio ti fa notare se quella particolare battuta che hai inserito a pagina 102 non si addice alla bocca di quel particolare personaggio 'X', perché il suo background semplicemente gli/le impedirebbe di esprimersi così; oppure ti bacchetta sulle mani perché continui a servirti di un espediente narrativo particolare fino a renderlo completamente logoro e sfilacciato... cose così, insomma.
Ritengo, in sintesi, la figura dell'editor assolutamente necessaria, ma ti preciso anche questo: in teoria dovrebbe essere la casa editrice stessa che si accolla il tuo romanzo, dopo averti proposto un normale contratto, ad affiancarti un editor professionista, e (sempre altrettanto in teoria) farlo senza costringerti a sborsare un centesimo.
Se poi uno decide di rivolgersi ad un editor di professione e di pagarlo di tasca sua per assicurarsi un maggioro numero di probabilità di successo/pubblicazione (io lo considero un pò come quando, a scuola, decidi di andare a prendere ripetizioni di matematica perché non ti senti sicuro di riuscire nel compito in classe
), okay, va benissimo, ma non la vedo affatto come una necessità (lo diventa soltanto nel caso in cui, ripeto, uno scrittore decide di autopubblicarsi)