07/04/2009 14:02 |
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| | | OFFLINE | | Post: 9 | Registrato il: 01/02/2009
| Città: GIULIANO DI ROMA | Abitante di AURENDOR | PAGGIO | |
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Ciao a tutti,
nell'infinita discussione circa gli editori a pagamento, mi piacerebbe conoscere l'opinione di chi ha intrapreso questa strada.
Lo rifarebbe? Ne è rimasto soddisfatto in termini di editing, qualità del libro, promozione, distribuzione, vendite, in relazione alla spesa sostenuta? E' stato seguito in maniera concreta e professionale dall'editore?
Ovviamente queste domande vanno pesate con le motivazioni iniziali dell'autore, visto che c'è chi si prefigge come obiettivo la soddisfazione di vedere la propria opera in forma di libro, chi di fare bella figura con amici e parenti, chi di vedere la propria opera sullo scaffale di una libreria e chi di vendere più di Stephen King.
Ciao
Glatt
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29/05/2009 18:16 |
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| | | OFFLINE | Post: 51 | Registrato il: 15/11/2008
| Città: TORINO | Abitante di AURENDOR | VALLETTO | | |
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Io l'ho fatto e non me ne vergogno Nel 2004 inviai il manoscritto del mio romanzo di fantasy ad una decina di case editrici attive in questo settore, selezionate con l'aiuto di un'agenzia letteraria.
Dopo un anno ricevetti la prima proposta, cinquemila euro a fondo perduto: rifiutai.
Passarono sei mesi ed arrivò una proposta più onesta, acquistare un certo numero di copie, rivendendole avrei recuperato le spese: accettai, vincendo la mia avversione.
Devo dire che ne è valsa la pena. E' vero, alcuni mi considerano uno scrittore di serie B solo per questo motivo, un sito fantasy molto famoso mi ha rifiutato in extremis la recensione già concordata con un suo collaboratore facendomi sentire un lebbroso, ho dovuto sbattermi per vendere le mie copie.
Però ho avuto il piacere di venire a contatto con lettori e librai appassionati del fantasy, con alcuni di questi ho stabilito rapporti di amicizia, qualche lettore mi ha anche fatto i complimenti, bontà sua.
Ho imparato a scrivere articoli per riviste, ho capito perchè scrivevo, ho approfondito temi ed argomenti su cui prima non avevo un'opinione.
Ho anche recuperato il piacere del lavoro artigianale, quale è quello dello scrittore, vedo, tocco il risultato del mio lavoro
Dal punto di vista della crescita personale è stata un'esperienza molto positiva, tanto che sto scrivendo il seguito.
Certo, il mio sogno di pubblicare senza contributo è rimasto nel cassetto, ma il mio libro no.
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31/05/2009 05:27 |
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| | | OFFLINE | Post: 521 | Registrato il: 16/02/2007
| Città: PIACENZA | ********Moderatore******** | ALFIERE | | |
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Penso di sapere a quale sito ti riferisci: per regola di partenza non si occupano mai di editori con contributo.
Una battaglia contro questo male del settore che però penalizza solo gli autori, che per quanto bravi vengono ignorati a prescindere.
Scrivere per passione è una battaglia, un viaggio controcorrente, ma alla fine quello che conta è essere soddisfatti del proprio lavoro e, almeno penso io, prma o poi quello che ha valore prima o poi viene notato. |
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08/07/2009 14:15 |
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| | | OFFLINE | Post: 35 | Registrato il: 06/04/2008
| Città: ROMA | Abitante di AURENDOR | PAGGIO | | |
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Io non l'ho fatto e non ho avuto nessuna intenzione di farlo ma credo fermamente (per collegarmi all'incipit di cnebbia) che chi abbia scelto una simile strada non abbia niente, ma proprio niente di cui vergognarsi.
Il mio dito è puntato sempre sullo pseudo-editore, mai sullo scrittore. E per pseudo-editore non intendo semplicemente l'editore a pagamento ma i molti (ahimé) fra di essi che parlano poco chiaro all'autore facendogli credere quel che non è pur di strappargli la firma sul contratto.
Un editore che abbia voglia di investire sul lavoro di uno scrittore non dovrebbe mai chiedergli di pagare, anzi dovrebbe essere il contrario. Comprendo che ci sia chi preferisce tale strada piuttosto che tenere il manoscritto nel cassetto: se così è, tuttavia, consiglio di rivolgersi a una buona tipografia. Il volume cartaceo lo si ottiene lo stesso ma almeno si risparmia. Quanto a promozione e distribuzione, gli pseudo-editori di cui sopra ne fanno poca o niente comunque.
In conclusione, pur non avendo scelto d'imboccare tale strada, conosco diversi autori che l'hanno fatto. Nessuno con cui abbia avuto modo di parlare, a posteriori, s'è dichiarato davvero soddisfatto. -------------------------------------------------
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12/03/2011 14:46 |
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In merito alla pubblicazione a pagamento ho ricevuto due proposte in passato.Una chiedeva 3130,80 Euro e l'altra 3327 euro.In entrambi i casi ho rifiutato per due motivi.
Punto 1)I soldi: sono ancora a carico dei miei genitori,fintanto che non concludo gli studi e la cifra richiesta corrisponde praticamente a tutti i miei risparmi.Anche con le ripetizioni non guadagno più di 100 euro al mese e le rate di entrambe le case editrici erano proibitive.
Ammetto però che la tentazione c'era:mi vendo la mia collezione di dischi degli Who e dei Queen e i soldi non sono più un problema,no?
Invece eccoci al punto 2),la domanda epocale:questi mi pubblicano per i miei soldi o perché credono effettivamente in me? La mia autostima,quando si tratta dei miei romanzi è sempre pronta a crollare.Eccesso o difetto di ego che sia,l'idea che questi possano ridersela alle mie spalle perché ho scritto della boiate e gli ho dato pure dei soldi non me la tolgo di dosso facilmente e mi "uccide".
Poi sono d'accordo con chi dice che le colpe sono sempre dell'editore truffaldino,mai dello scrittore truffato. [Modificato da Gimli l'Incredulo 12/03/2011 14:49] |
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13/03/2011 07:56 |
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| | | OFFLINE | Post: 1.574 | Registrato il: 02/01/2007
| ********Moderatore******** | LORD | | |
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Gimli l'Incredulo, 12/03/2011 14.46:
Ammetto però che la tentazione c'era:mi vendo la mia collezione di dischi degli Who e dei Queen e i soldi non sono più un problema,no?
Ecco, questo è un punto dolente. Io ho impiegato esattamente un anno e due mesi per trovare un editore, tempo che mi è parso un'eternità (so comunque bene che nella realtà non è così).
In questo anno le case editrici che mi hanno risposto immediatamente (diciamo il giorno dopo all'invio del manoscritto) lo hanno fatto per segnalarmi che non avrebbero valutato romanzi di lì a uno/due anni, il che ovviamente scoraggia chiunque. Le altre in ordine di tempo che mi hanno contattato (per quanto io fossi stata attenta a informarmi prima sull'editore e sulle sue politiche), sono state case editrici a pagamento (tempi di risposta varibili, da due settimane le più spudorate a 1 mese). E lì la tentazione ti viene. Io ho ricevuto una proposta da Seneca che mi ha fatto riflettere abbastanza, poi fortunatamente ho deciso di non accettare.
Gimli l'Incredulo, 12/03/2011 14.46:
Invece eccoci al punto 2),la domanda epocale:questi mi pubblicano per i miei soldi o perché credono effettivamente in me? La mia autostima,quando si tratta dei miei romanzi è sempre pronta a crollare.Eccesso o difetto di ego che sia,l'idea che questi possano ridersela alle mie spalle perché ho scritto della boiate e gli ho dato pure dei soldi non me la tolgo di dosso facilmente e mi "uccide".
Poi sono d'accordo con chi dice che le colpe sono sempre dell'editore truffaldino,mai dello scrittore truffato.
Ottimo ragionamento. Se ti chiedono 3.000 euro come dicevi sopra è scontato che ti pubblichino per i soldi e che il libro manco l'abbiano letto in quanto comunque intascandosi già il guadagno della vendita della prima stampa del libro senza il minimo rischio chi glielo fa fare di selezionare prima i titoli perdendoci tempo e denaro?
Per quanto mi riguarda non ho accettato nonostante la tentazione per una questione d'orgoglio, ripromettendomi che se entro due anni non avessi trovato nessuno pronto a investire su la figlia della dea l'avrei pubblicata comunque io, ma tramite print on demand (lulù e company) e non tramite una casa editrice a pagamento.
Poi è logico sottolineare che ci sono anche delle differenze tra i vari editori a pagamento. Effettivamente esistono delle realtà piccole che pubblicano buoni e selezionati libri facendone dei piccoli gioielli e che per questo chiedono una partecipazione all'autore rimanendo comunque chiari sui termini contrattuali sin dall'inizio, ma sono la minoranza. |
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