Capitolo settimo

Bussarono alla porta.
Sloan alzò lo sguardo dal pavimento. Strinse il collo della bottiglia di vino.
«Avanti» biascicò.
«Principe…». La felicità dipinta sul viso di Finn scomparì, sostituita dallo sconcerto. «È arrivato Miael».
Finalmente. Un barlume di luce illuminò l’animo di Sloan.
«Fallo entrare».
Finn uscì e al suo posto entrò un uomo alto e robusto, con capelli grigi lunghi fino alle spalle.
«Principe» disse, inchinandosi. Osservò le bottiglie di vino vuote sparse sul pavimento, il letto sfatto, e Sloan senza cambiare espressione. «Vostra Altezza, desiderate che ritorni più tardi?».
«No!» gridò Sloan. Si accorse di aver urlato. Sospirò e aggiunse, mormorando: «Raccontami tutto».
«Come comandate». Miael s’inchinò di nuovo. «Ho incontrato molti nobili, i fedeli a vostro padre, alla corte di Emor. Tutti credevano che foste morto».
«Nessuno può uccidermi» borbottò Sloan. Fece un lungo sorso di vino.
«Quando si sono rifugiati a Emor, hanno dovuto chiedere aiuto a re Jarlath» continuò Miael. «Per questo motivo non possono agire senza il suo consenso, gli sono debitori».
«Cosa ha detto Jarlath?» sussurrò Sloan. La testa gli girava.
«Accetta lo scambio. A patto, però, che siate voi in persona a proporlo a lui».
«Maledizione!» urlò Sloan. La bottiglia si frantumò contro la parete, il vino schizzò dappertutto.
Il viso di Miael rimase impassibile.
«Gli emoriani sono molto orgogliosi e il re è particolarmente affezionato alla sua figlia primogenita» disse.
«Me ne fotto!» sbraitò il principe. «Ci vogliono cinquanta giorni per arrivare a Emor! Cinquanta!». Appoggiò i gomiti sulle ginocchia e prese la testa tra le mani. «Esci, Miael».
«Come comanda il mio signore».
Sloan sentì la porta richiudersi. Chiuse gli occhi e si abbandonò nell’oscurità.

Lo so, è cortissimo, ma è un punto di svolta nella storia.
ps: dimenticatevi lo Sloan dell'ex prologo ^^