«Che la Luce vi assista» pregò Neil.
Sloan e il suo compagno chiusero la mano destra a pugno e la portarono all’altezza del cuore. Il Consigliere ripeté il gesto.
«Andiamo» disse Sloan a Finn. Alzarono il cappuccio del mantello verde e lasciarono il magazzino della locanda, uscendo in un vicolo scuro.
Camminarono in silenzio, calpestando la fanghiglia puzzolente che ricopriva le stradine, fango misto a escrementi.
«Luce…» mormorò Finn, scuotendo il capo. Rannicchiata contro il muro c’era una donna vestita di stracci, il volto cereo e le labbra livide; tra le sue braccia c’era un neonato in fasce, anch’egli morto.
“Quando riavrò il Trono, questo non accadrà più!” pensò con rabbia Sloan. Da troppo tempo il suo popolo soffriva la fama, da troppo tempo viveva nella disperazione. Scavalcarono i corpi e avanzarono nelle viuzze.
Strizzarono gli occhi quando la luce li colpì in viso.
Erano giunti alla strada principale della città, la Strada della Salvezza. Si confusero nella silenziosa folla verde.
Era la festa di Mein Raina, il giorno in cui la Dea entrava in contatto con il mondo e le sue creature potevano beneficiare del suo tocco tramite le Sacerdotesse. In ogni villaggio del Regno i Fedeli alla Dea, vestiti del suo colore, stavano affluendo in piazza.
Sloan si trattenne dello sputare a terra.
Il numero dei fedeli crebbe e raggiusero la Piazza del Potere, di fronte al Palazzo del Potere.
Sloan si girò verso il suo compagno e strizzò l’occhio. Flinn annuì e si allontanò.
Sotto il mantello, il Principe strinse l’elsa della spada e si fece largo in mezzo la folla. Al suo passaggio più persone si voltarono verso di lui; non era possibile avanzare senza spintonare qualcuno.
Il cuore gli sembrò fermarsi per l’emozione.
Era là, nel centro della piazza.
L’Anziana Sacerdotessa sovrastava tutti da un palco di legno, circondata ai piedi dalle sue Sorelle e dalle Guardie Cittadine, riconoscibili dal mantello rosso.
La presa sull’elsa si fece più forte.
Un urlo squarciò il silenzio. Sloan si voltò. Dal tetto di un edificio una figura rossa precipitò al suolo. Figure verdi comparvero sui tetti degli edifici circostanti e altre figure rosse caddero, spinte dalle verdi.
Era il momento.
Le guardie intorno al palco sguainarono le spade e cercarono di avanzare nella folla. I fedeli si spinsero tra di loro, cercando di scappare. Alte erano le grida «Sacrilegio!», «Perdonaci, Madre!» e «Aiuto»!.
«Sei mia» sussurrò il Principe. Sguainò la spada.
Dieci passi, nove passi… Sempre più vicina…
Il cappuccio era caduto indietro, rivelando il viso. Erano trascorsi cinque anni, ma era certa che fosse lui.
Questo, era il segno che stava aspettando.
Si girò verso di lei.
«Eileen, no!» gridò Wynne. Le sue parole furono sovrastate dalle urla di terrore.
La ragazza si allontanò, confondendosi nella folla.
Quella era el Taren!
Per un attimo, lei e l’Altissima si sono fissate. L’Anziana le ha urlato qualcosa. Poi, la stronza è corsa via.
Un sorriso comparì sul suo volto.
Un varco si era aperto intorno a lui e una Guardia Cittadina. Sloan Morroy era a terra, disarmato. La guardia alzò la spada, pronta a colpire…
«Fermo! » strillò Eileen. Tirò un pugno alla schiena della guardia. Quella si girò verso di lei.
“Ora mi ammazza!” pensò Leen. Cercò di liberare il Potere, ma niente emerse dal suo profondo. «Ti prego, sono una Sacerdotessa!».
Schizzi di sangue le sporcarono il mantello e la guardia stramazzò sul lastricato, morta.
«Dobbiamo ritirarci» disse l’uomo che aveva appena ucciso la guardia. Aiutò il principe ad alzarsi.
«La devo uccidere!» sbraitò Sloan.
Eileen arretrò di qualche passo.
«Ormai non la potete raggiungere, è nel Palazzo» disse l’uomo. «Dobbiamo andarcene!».
Dunque, non era lei che il principe voleva uccidere.
«Vengo con voi» disse Leen.
Occhi blu si posarono su di lei.
Un dolore sordo alla nuca e Eileen cadde nell’oscurità più profonda.
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La conoscenza è potere.
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