Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!
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Onore a Vinom!

Ultimo Aggiornamento: 23/12/2008 14:40
17/12/2008 20:20
 
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Carissimi, questo è un piccolo racconto che ho scritto in poche ore, è solo un esperimento o un esercitazione se vogliamo, la mia prima (vera) esercitazione. Mi farebbe davvero piacere sapere cosa ne pensate. Siate sinceri, del tutto sinceri, e se accompagerete le vostre critiche da qualche consiglio per migliorarmi, vi sarò ancora più grato. Buona lettura.


ONORE A VINOM!


Ordine e silenzio.
Cose assenti da quel tripudio di odio e caos che Nes stava osservando. Figure indistinte si agitavano e si contorcevano lanciando abominevoli urla di sfida e d’offesa mentre si avvicinavano verso di lui. Cercava di scorgerne la forma, ma ogni sforzo era vano. Lui li scrutava dall’altro. Guardò alla sua sinistra. Gli arcieri erano tutti pronti, così come quelli alla sua destra. Si affaccio dalle possenti mura per guardare giù, come per controllare e rassicurarsi che i temibili guerrieri del popolo dei Minotauri e dei Centauri fossero al loro posto per difendere il portale. Erano li, a migliaia, gli unici che sostituivano il terrore portato da quell’orda con una rabbia e uno stato di trance che li rendeva più assetati del sangue nemico. Nessun armata avrebbe potuto batterli, ma perfino per loro era troppo vasto è potente quel mare di esseri che solo ora Nes riusciva a distinguere: abominevoli creature protette dal loro naturale esoscheletro osseo, alcune armate di scintillanti scimitarre e lunghe lance, altri dalle proprie ossa disgustosamente sporgenti dagli arti, lunghe, affilate e appuntite per squartare e uccidere. Eppure, ciò non era il peggio: una enorme creatura figlia del male più impensabile si riusciva difficilmente a intravedere sulla linea dell’orizzonte. Lei guidava quell’immondo esercito.
Nes fissò quel punto lontano, e da li provenne una voce
“Lascia che le porte siano aperte, e io darò a te, ai tuoi soldati e a tutte le genti dietro le mura l’opportunità di essere metamorfizzati e appartenere alle inarrestabili creature che hai davanti. Vi darò il controllo del mondo, e l’immortalità!”
“Preferisco soccombere mille volte piuttosto che non farti pagare la tua vittoria al vasto prezzo che stai per scontare.”
Una risolino beffardo e agghiacciante spezzò il dialogo.
“Nes, con chi stai parlando?” chiese una figura alla sua destra. Si girò verso di lui è osservò il suo volto. I suoi corti capelli violacei parevano nutrirsi dei pochi raggi solari che penetravano il cielo nuvoloso, i suoi occhi sembravano due verdi smeraldi di miniere inesplorate, la sua pelle aveva il colore del legno pregiato e i suoi lineamenti trasmettevano severità, ma anche fiducia oltre che un indefinibile fascino. Il reale aspetto di un Orco era ben lontano dalle dicerie che aveva sentito sin da bambino, perchè insieme a lui vi era un possente figura che lo sovrastava, dritta e sicura, protetta da un armatura figlia di un arte di migliaia d’anni. Lui, Nes, nato nelle terre del Braccio Ocra, erede dei Berserkir, uno dei tanti frutti della confusione dei quattro popoli, si chiedeva sempre quale linfa dominava nelle sue vene, quale tra le quattro razze era più presente dentro di se e mai avrebbe immaginato che un giorno avrebbe combattuto con Marxjo, un Orco, rappresentante delle Razze Pure, esploratore e messaggero di Uomini, Efli, Nani e Orchi. Nes si volto verso di lui concedendogli un sorriso.
“Quello? Si, l’ho notato anche io.” disse Marxjo.
“E’ un Abominio”
“Esatto.”
Ci fu un attimo di silenzio tra i due.
“Qualche aiuto dalle Razze Pure, caro Marxjo, amico e alleato, ci sarebbe davvero d‘aiuto a noi Misti, in quest’ora dove tutto sarà fatidico.”
L’Orco distolse lo sguardo da Nes e iniziò a fissare l’assediante.
“Ragioni che vanno aldilà della tua comprensione ci hanno spinto a lasciare questo mondo per un altro. Ora siete voi che appartenete a questo tempo e a queste terre, non noi “Puri”, come usate chiamarci. Perché sono qui, ti chiederai. Sono solo di passaggio.”
“Sei sempre di passaggio, e le tue visite portano più domande che risposte.”
I sue si fissarono, scambiandosi uno sguardo d reciproca intesa. Non era ne il momento ne il luogo di discutere di queste materie.
I nemici erano a poche centinaia di passi dalle mura. Il Capitano delle difese aspettò qualche minuto che il nemico fosse ad una certa vicinanza. Ordinò agli arcieri di caricare gli archi. Attese ancora.
“Lord Nes, gli arcieri aspettano un tuo comando!” urlò il capo di questi.
In un istante, miriadi di pensieri volteggiarono freneticamente nella testa di Nes come foglie morte in una bufera invernale. La sua famiglia, la sua amata, i suoi amici e fratelli…l’opzione di cedere a quell’abominevole proposta.
Le urla dei campioni a difesa del portale lo riportò alla realtà. Questi si trovavano a breve distanza dall’avversario, e avrebbero lottato fino alla sua morte, o alla loro.
Nes alzo il bracciò destro e dopo un istante emise un urlo.
“Fuoco!”. E fuoco fu.
In un tempo che Nes quantificò come poco più di un battito di ciglio, metà del suolo coperto dall’esercito nemico era avvolto da fiamme consumanti che guardavano bruciare le loro vittime dall’altro della loro possanza. Un aroma misto a legno arso e carne bruciata intinse l’aria mentre inumane grida di dolore la dominavano.
Intanto, l’entità lontana lanciò un sibilo che risuonò in tutta la valle, e incominciò ad avvicinarsi a gran velocità.
Diviso tra il dolore e la soddisfazione, Nes si affacciò dalle mura in un istante: gli alleati del portale, incolumi, osservavano immobili le fiamme che danzavano poco lontane da loro. Il suo cuore, dalla gola, ritornò al suo naturale posto.
L’entità avanzava, più vicina.
Mentre tutti erano ancora troppo stupiti per reagire e chiedersi cosa fosse successo, qualcosa si conficcò come un lampo tra le fiamme dinnanzi alle mura. Le lingue dell’incendio erano altissime e abbaglianti, e nessuno riuscì subito a distinguere di cosa si trattasse, ma dopo che le fiammate danzanti calarono, davanti agli occhi dei difensori di Sauria vi era l’essere più bello e terribile, più potente e inaspettato a cui essi potessero pensare. Alzo le ampissime ali per poi abbassarle di colpo, e così spense del tutto le fiamme intorno a lui e tutti lo videro: posato sulle sue quattro possenti zampe raggiungeva in altezza la sommità delle mura, il suo scudo coriaceo cambiava colore come la viva fiamma e luccicanti vampate ancora uscivano alla sua bocca, sibilando tra le zanne.
L’entità avanzava, sempre più vicina.
La montagna di fuoco voltò la grande testa verso le mura girando il lungo collo.
“Capitano Nes, permettimi di aiutarti in questa impresa.” disse con voce tonante.
Si fece un gran vociare tra le file dei soldati, lo stupore invase ognuno di loro. Neppure uno di loro aveva visto un drago, alcuno mai poteva immaginare che c’è ne fosse ancora uno, neppure uno che fosse dalla loro parte. I guerrieri alle porte si misero in guardia impugnando saldamente le armi, richiedendo ordini da Nes. Questi li informo che non c’era nulla da temere.
“Ne sarei onorato” rispose a gran voce Nes “ma mi sembra che ti sia già preso il permesso di tua stessa iniziativa, grande Vinom”.
“Non sapevo che avessi amici di questo tipo, soprattutto amici della schiatta degli antichi avversari odiatori di ogni giustizia ” sussurrò Marxjo all’orecchio del capitano.
“Lui è diverso.”
Il drago non disse altro ma si limitò a voltarsi di nuovo. Davanti a lui si era situato a velocità fulminea lo scrutatore all’orizzonte. Se nella vita di quei soldati ci doveva essere un momento in cui sarebbero stati immobilizzati dalla paura e dal disgusto, quello era il momento. Vinom stava fissando un immane massa senza forma e in continuo mutare, e solo una fetida bocca poteva essere distinta al centro di essa. Trasmetteva una paura senza nome, e l’angoscia giungeva alla sua vista. Qualcuno intravide lunghi tentacoli e arti molli rigirarsi nel suo interno, ma nessuno poteva dirlo con certezza. Inizio a parlare verso il colosso del fuoco.
“Hai distrutto metà del mio erescito, mentre l’altra metà è scappata impaurità dal tuo potere. Hai sconvolto i miei piani, hai frustrato i miei propositi e, cosa ancora più grave, hai tradito le vecchie alleanze. Ti garantisco che la pagherai”. Un odore nauseabondo copriva le sue parole come un aurea.
In breve, l’immondo essere aveva plasmato con rapidità la sua essenza assumendo la forma e le dimensioni del suo rivale. Uguali in potenza, del tutto diversi in bellezza.
“Illuditi pure, Abominio” rispose il drago “ma puoi star certo che una testa rotolerà lontano, e sarà la tua.”
Abominio guardò per un istante l’armata davanti al portale per poi ricondurre lo sguardo sul suo rivale. Fu un errore, Vinom capì.
L’entità si proiettò a folle velocità verso il Cancello, ma il drago lo fermo. Lo scontro tra i due giganti produsse un assordante suono e un vento fece quasi piombare a terra i mitici guerrieri. Vinom riuscì a portare il combattimento lontano da Sauria e i due si allontanavano progressivamente diventando sempre più lontani alla vista, fino a scomparire nelle nuvole. Li, a terra, nessuno parlava e si cercava di seguire gli eventi allungando lo sguardo verso il cielo. Uno spettacolo di lampi rossi e blu era in atto tra le nuvole. Rumori simili a tuoni, ma più sordi, accompagnavano quei bagliori.
Dopo molti minuti ci fu un gigantesco lampo rosseggiante. Le nuvole si dileguarono, il blu del cielo era ormai quasi del tutto sparito. Nes vide in lontananza due corpi precipitare velocemente verso il suolo, ma uno di essi poco prima di schiantarsi allargo la sua ampiezza e frenò la caduta e atterrò dolcemente. Nes sperò con tutto se stesso che si trattasse di Vinom.
“Cosa vede la tua vista orchesca?”
Marxjo guardò ancora per qualche attimo in lontananza, poi girò lentamente il capo verso Nes per poi reindirizzare lo sguardo dritto davanti a se.
“Vinom ha vinto!” urlò a gran voce
Ci furono urla di giubilo, i difensori sulle mura si scambiavano dolorosi abbracci, quelli del portale lanciavano grida di vittoria. Nessuno sapeva chi fosse quel drago, ma tutti avevano compreso che era dalla parte del loro Capitano, e il Capitano era il loro Capitano.
Nes e Marxjo, insieme ad una scorta di prodi soldati, corsero alle stalle e, ognuno su un cavallo, uscirono da Sauria galoppando di gran carriera verso Vinom. Agli altri soldati fu ordinato di rimanere ai loro posti, tuttavia pochissimi ubbidirono e quasi tutti si diressero verso lo stesso luogo.
Ma Nes, giunto a destinazione, non trovo più il drago di prima, dritto e irremovibile sulle sue zampe, ma vide che Vinom era accasciato su un lato. Il suo petto si alzava e si abbassava molto lentamente, i suoi occhi erano socchiusi. Abominio era accasciato lontano, consumato lentamente dalle fiamme.
Nes si avvicinò alla testa del suo alleato.
“Vinom…” sussurrò. Allungò il braccio posando la mano destra sulla punta del suo muso. Era di lato e si curò che nessuno fosse davanti alla bocca del drago: dalle sue narici usciva ancora l’aria bruciante della sua ira. Nes mosse leggermente il piede e senti il terreno sotto di se come umido. Una macchia di sangue aveva incominciato ad espandersi dal petto di Vinom sul terreno e si espandeva sempre di più.
Marxjo tastò diverse parti del petto e del capo del ferito per poi rivolgere lo sguardo verso di Nes. Molti soldati imploravano l’Orco di guarirlo. I due si fissarono allungo.
“Non c’è la farà” disse a tutti Marxjo.
Un ira senza pari incominciò a invadere il Berserker e l’orso uscì fuori. La sua pelle divenne scuro pelo, la sua faccia un luogo adatto ad ospitare eleganti e terrificanti zanne, i suoi arti più forti delle radici degli alberi antichi, i suoi artigli più temibili di lame naniche. Ma non si accorse che Vinom aveva aperto gli occhi del tutto.
“Capitano, conserva il tuo dolore, non sono degno della tua affezione…” disse lentamente
Due mani rassicuranti ma solide si posero sul suo immenso viso. “Ci hai salvati tutti, Vinom.” disse Nes ancora ansimante “Nessuno si aspettava una cosa simile da te, e ti confesso che io facevo parte di questi. Ma il tuo atto ha scavalcato qualsiasi aspettativa e speranza.” Gli occhi di Nes incominciarono a lacrimare ”Amico mio, ti prego, non morire.”
Ci fu un lungo silenzio. Il corpo del drago era circondato da Misti, Minotauri e Centauri, Marxjo era vicino alla sua ventre con una mano appoggiata su di esso, Nes a fissare il suo occhio sinistro. Questo incominciò a brillare sempre di più finché non fu invaso da lacrime simili a minuscole sorgenti.
Nes si piegò in avanti fino a poggiare il petto poco dietro le narici di Vinom. “Non piangere, imbattibile Vinom. Hai dimostrato di essere superiore ad ogni pianto e dolore, hai dimostrato di essere più forte della morte stessa.”
“Capitano di Sauria” rispose Vinom “non piango perché a breve il mio cuore smetterà di essere avvolto dalle fiamme che lo sostengono. La ragione per cui piango è diversa. Io…Io…che in passato ho tentato di sterminare il popolo a cui oggi tu appartieni. Io che, prima ancora di questo, insieme ai miei simili fui flagello per le nobili razze degli Elfi, Uomini, Nani e Orchi. Io per le cose che ho compiuto in passato, merito la tua condanna e la solitudine secolare che mi ha afflitto l’animo è stata per me una giusta pena, ma non sufficiente. Ma ora vengo chiamato da te come nessuno mai mi ha chiamato. Tu mi hai chiamato “amico”, e per questo non posso fare a meno di versare lacrime. Sono lacrime di gioia…ma anche di amarezza, perché ho guadagnato un amico, ma questo stesso amico ora perderà me.”
Nes pianse maggiormente, bagnando il suo pelo. Non fu l’unico. Molti di quei soldati non avevano mai pianto in vita loro, ma ora le loro guance brillavano alla luce del sole che era da poco apparso.
Marxjo ora era vicino a Nes, e rivolse lo sguardo verso Vinom.
“Salute a te.” gli disse questi.
“Ti porgo i saluti non solo miei, ma di tutta la mia stirpe, grande Vinom.”
Il drago rise. “Non credo che la tua razza sarebbe dispiaciuta per la mia morte.”
“Io lo sono, e ti assicuro che lo sarebbe anche la mia stirpe se conoscesse la tua impresa, e il tuo valore.”
Marxjo si fermo per sopprimere il nodo che aveva in gola. Nes si alzo dritto in piedi.
“Ed è per tale ragione che io, Marxjo, messaggero, informatore e consigliere dell’Impero Nascosto, ti proclamo amico e protettore, alleato e compagno degli Elfi, degli Uomini, dei Nani ed infine degli Orchi. Che il loro favore ti accompagni in questa e nell’altra vita!”
Posò una mano nell’ampio spazio compreso tra i due grossi occhi. Una fioca luce iniziò a splendere tra le dita e una scritta luccicante, nota solo all’Orco, apparve sulla pelle di Vinom per poi sparire lentamente. Il drago sospirò profondamente, come se un antico e angustiante fardello fosse stato rimosso.
“Mi hai concesso un onore senza pari” disse “e con gratitudine senza pari avrei ricambiato. Ma vado incontro al mio destino.”
Ci fu un ulteriore lungo silenzio. Dalla folla di soldati si udì un forte grido.
“Onore a Vinom!”
“Onore a Vinom!” riecheggiarono tutti, sguainando le loro armi in orizzontale verso il drago. Risposero al grido anche i soldati rimasti a Sauria.
Il colosso del fuoco face un ultimo respiro.
“Addio, miei compagni! Che la mia forza possa accompagnarvi, sempre!” Tutti, anche i soldati rimasti alle mura, si sentirono nutriti da una nuova potenza, e si dice che nessuno mai batté quei guerrieri, se non la morte.
Vinom rese un ultimo saluto. Quello definitivo. Marxjo prese la parola.
“Urla di elogio e celebrazione verranno portate via dal vento e miriadi di gocce di pianto cadranno su questo suolo, disperdendosi. Tutte queste cose saranno portate via dalla brezza del tempo, ma il lamento eroico di Vinom mai sarà obliato.”






[Modificato da Marcks Lion 18/12/2008 10:54]
18/12/2008 14:42
 
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Ben scritto
Secondo il mio modestissimo parere, il tuo racconto è molto ben scritto per essere stato il frutto di un lavoro di poche ore! [SM=x1263924] Ma è parte di un libro che vorresti pubblicare, oppure è un racconto singolo??
Comunque sono felice che tu abbia pubblicato qui sul sito questo scritto: morivo dalla voglia di sapere come scrivi! Purtroppo non ho molte occasioni per confrontarmi con altri"scrittori" [SM=g27994] per cui cerco di sfruttare al massimo tutte queste occasioni! [SM=x1264004]
[Modificato da Galadriel_19 18/12/2008 14:43]
18/12/2008 17:50
 
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Re: Ben scritto
Ti ringrazio Galadriel.
Riguardo all'essere uno scrittore son daccordo con te che hai messo la parla virgolettata. Personalmente mi ci vorrò tanta tanta lettura e tanto tanto allenameno, sempre ammesso che ci riuscirò [SM=x1263987]. Dalle mie parti si dice: "Ne ha magnià furn e pan!" ("Dovrai mangiare molti forni di pane!", cioè dovrai fare molta strada [SM=x1263955] )
Riguardo la storia (la cui trama di certo non è il massimo, per essere gentili con me stesso [SM=x1263965] ), non è parte di un romanzo. Iniziando la stesura avevo solo uno scheletro grezzo e quasi tutti i dettagli e i particolari lo ho aggiunti durante la stesura stessa e la revisione.
[Modificato da Marcks Lion 18/12/2008 23:01]
19/12/2008 14:41
 
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Io penso che se una persona è portata per scrivere deve assolutamente mettere a disposizione il suo talento, per cui se ci crede fino in fondo, potrà riuscire a migliorarsi [SM=x1263964]
E ricorda:
Se non puoi essere
un pino sul monte,
sii una saggina nella valle,
ma sii la migliore, piccola saggina
sulla sponda del ruscello.

Se non puoi essere un albero,
sii un cespuglio.

Se non puoi essere il sole,
sii una stella.

Sii sempre il meglio
di ciò che sei.

Cerca di scoprire il disegno
di ciò che sei chiamato ad essere;
poi mettiti con passione
a realizzarlo nella vita.
(Martin Luther King) [SM=x1264004]
23/12/2008 14:40
 
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Re:
Galadriel_19, 19/12/2008 14.41:

Io penso che se una persona è portata per scrivere deve assolutamente mettere a disposizione il suo talento, per cui se ci crede fino in fondo, potrà riuscire a migliorarsi [SM=x1263964]
E ricorda:
Se non puoi essere
un pino sul monte,
sii una saggina nella valle,
ma sii la migliore, piccola saggina
sulla sponda del ruscello.

Se non puoi essere un albero,
sii un cespuglio.

Se non puoi essere il sole,
sii una stella.

Sii sempre il meglio
di ciò che sei.

Cerca di scoprire il disegno
di ciò che sei chiamato ad essere;
poi mettiti con passione
a realizzarlo nella vita.
(Martin Luther King) [SM=x1264004]



[SM=g27985]


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