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Il Diadema

Ultimo Aggiornamento: 06/12/2008 19:52
06/12/2008 19:52
 
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Abitante di AURENDOR
PAGGIO
Bevve un sorso di birra dal boccale, poi lo riappoggiò sul tavolo di fronte a sé. Era seduto vicino ad un muro della locanda “Il serpente rosso” già da una clessidra, il suo sguardo fisso sulla porta d’entrata. Era tranquillo, sapeva che la pazienza era la virtù principale di un cacciatore, e lui era un esperto.
“Silver Tim?” la voce lo sorprese, era dietro di lui, ma come poteva essere? Si lasciò cadere in ginocchio spostando la sedia e sfoderando il pugnale, poi si rialzò mentre si girava e la lama saettava verso l’alto. Vide la figura in piedi dietro di lui, esattamente dove l’aveva immaginata, era avvolta in un lungo mantello da viaggio, come al loro primo incontro. Fermò la corsa del pugnale appena un attimo prima di affondare la lama nella gola dell’uomo.
Osservò la figura che aveva di fronte, non si muoveva, ma non era impaurita, lo sentiva, anche se non poteva vederne il volto. Per troppo tempo la paura era stata una fedele compagna e lui aveva imparato a riconoscerla, troppe volte la sua vita era dipesa da una valutazione dell’avversario.
Rinfoderò il pugnale e si chinò per rialzare la sedia. Il suo sguardo osservò furtivo la sala, era divenuto un gesto usuale, e lui non se ne avvide, ma prese nota mentalmente della posizione di ogni avventore.
La figura ammantata si sedette di fronte a lui.
“Sei pronto?” chiese con il solito accento che Silver Tim non riusciva ad identificare.
“Prima i miei soldi”
Una mano sprofondò nel mantello dello sconosciuto e trasse un sacchetto di pelle che poi spinse sul tavolo.
“Metà ora e metà a lavoro fatto, come d’accordo.”
Silver soppesò il sacchetto, lo aprì, ne trasse una corona, la fece ricadere nel sacchetto, lo chiuse e lo infilò nello zaino che era appoggiato per terra vicino al tavolo.
“Sono pronto”
“Bene, andiamo dunque” lo straniero si alzò e si diresse verso la porta, Silver Tim lo seguiva chiedendosi come fosse giunto fino alle sue spalle, non c’erano altre entrate oltre a quella che teneva d’occhio.
Uscirono in strada, un ragazzo teneva le briglie di due cavalli. Due splendidi animali, l’uomo non badava certo a spese. Ma di questo Silver Tim si era già reso conto, al loro primo incontro infatti non aveva cercato di mercanteggiare sul prezzo, eppure la richiesta era alta, ma con il suo mestiere Silver Tim sapeva di rischiare sempre molto, lui non era un qualsiasi mercenario, la gente si rivolgeva a lui quando la missione era particolarmente pericolosa, o quando qualcuno dava ‘fastidio’.
L’assassino prese le briglie e saltò agilmente in sella. L’uomo gettò cinque scudi al ragazzo e fece girare il cavallo. Entrambi si avviarono lungo la strada che lasciava il paese, verso il mare, verso la scogliera dell’Elfiros.
Uscirono al trotto dal piccolo paese scomparendo nella notte, le due lune erano alte nel cielo notturno, e la bianca Tewaki era al culmine del suo splendore. Il paesaggio era ben visibile e non avrebbero corso grossi rischi, Silver Tim non capiva i motivi per cui lo straniero volesse la
sua protezione, ma nel suo lavoro aveva imparato a non porsi troppe domande; potevano essere pericolose.
Procedevano al piccolo trotto, affiancati. La strada seguiva la costa verso nord, e la luce delle lune si rifrangeva in mille riflessi sulle onde. Gli occhi di Silver Tim scrutavano ogni ombra, sotto il mantello la mano stringeva una piccola balestra con due dardi. Dopo mezza clessidra di trotto giunsero in vista della loro destinazione, la scogliera dell’Elfiros.
La ripida parete rocciosa era illuminata dalle due lune, il mare spumeggiava colpendo le rocce che frastagliavano le acque vicine creando una zona pericolosa per le navi che, incaute, si avvicinano alla costa.
Così come era accaduto una notte di dieci anni prima, quando una violenta tempesta trascinò in quelle acque una nave dalla foggia inusuale facendola naufragare. La mattina seguente i pescatori del vicino villaggio scoprirono i resti del vascello, sulla spiaggia e tra le rocce c’erano molti corpi. Corpi di elfi, solo metà del vascello era ancora visibile incastrato tra gli scogli, sulla poppa risaltava a lettere argentee il nome della nave, da allora quella fu la scogliera dell’Elfiros.
“Conosci la storia dell’Elfiros?” chiese lo straniero a Silver Tim
“So solo che fece naufragio qui una decina di anni fa, i pescatori erano convinti che portasse un tesoro, ma che adesso sia custodito dai fantasmi di coloro che persero la vita quella notte.”
“Tieni pronte le tue armi, serviranno laggiù”
Quell’affermazione ebbe l’effetto di far accapponare la pelle all’assassino che subito represse quel senso di disagio, ma la sua mano si strinse con forza attorno alla piccola balestra.
I due cavalli iniziarono la discesa verso una piccola spiaggia che si stendeva vicina alla scogliera. Legarono gli animali ad un albero, lo straniero prese due torce dalle bisacce, ma non le accese, l’assassino si assicurò una fune alla cintura, poi si incamminarono a piedi verso le rocce rese lucide dall’acqua.
La sagoma della nave si stagliava contro il cielo illuminato, come rami scheletrici i suoi alberi, sembravano le ossa di un gigante morto da tempo.
Mentre si avvicinavano alla scogliera un leggero vento si alzò sul mare portando con se un flebile ululato.
L’assassino sollevò per un attimo la balestra ascoltando il lamento, poi si rilassò. Il suo compagno non dette segno di scomporsi. Quando furono vicino alla scogliera si fermarono, lo straniero scrutava le rocce, sembrava che cercasse qualcosa, ma nonostante la luce delle lune Tim non vedeva quasi nulla.
“Seguimi”, lo straniero saltò su uno scoglio, poi sul successivo, e passando da uno all’altro lasciò la spiaggia dirigendosi verso la parete rocciosa, l’assassino lo seguì, e rimase sorpreso dall’agilità del compagno. Un rumore improvviso scosse Silver Tim: un enorme serpente era emerso dall’acqua di fronte al suo protetto. Rapido sollevò la balestra e scoccò le due frecce. Entrambe andarono a segno, l’animale stridette il suo dolore ondeggiando avanti e indietro la testa su cui si erano infilati i dardi. L’assassino aveva sguainato la spada, ma il serpente non era più lì. Interdetto Silver Tim si guardò intorno incredulo. Non c’era traccia della bestia. Si avvicinò al suo compagno.
“Cosa sta succedendo?”
“Non lo so” rispose dopo un attimo di silenzio “Proseguiamo.”
Il percorso sugli scogli era meno agevole adesso e si dovettero aiutare anche con le mani per non scivolare in acqua.
Giunsero infine a ridosso della scogliera dove massi di grosse dimensioni, staccatesi dal resto del dirupo, formavano una sorta di piattaforma sconnessa. Avanzavano con cautela,
sembrava che lo straniero cercasse qualcosa, poi si avvicinò risoluto alla parete rocciosa, solo allora Silver Tim si accorse di una piccola fenditura che si apriva come una ferita nel fianco del promontorio.
“Dobbiamo entrare, tieni pronta la tua spada” senza guardare l’assassino, lo straniero trasse un acciarino da una tasca nascosta del mantello ed accese una torcia, la luce rimbalzò molesta tra le rocce.
Ombre irrequiete danzavano sugli scogli mentre i due entravano nella grotta, l’assassino precedeva il suo protetto, teneva ben stretta nella mano destra la spada, nella sinistra aveva un pugnale. La grotta che dapprima appariva stretta ed angusta si rivelò dopo pochi passi ben più ampia di quanto immaginassero, l’acqua del mare formava un’insenatura ed uno stretto passaggio la costeggiava.
L’assassino si fermò facendo cenno allo straniero di non fare rumore. Si guardavano intorno allarmati, poi un fruscio arrivò alle orecchie dei due che alzarono la torcia e la testa, sembrava che la volta stessa della grotta stesse cadendo, decine di grossi pipistrelli si erano staccati dalla roccia infastiditi dalla luce, l’assassino e lo straniero tentavano di schivare gli animali che si muovevano come impazziti, la spada saettò colpendo quelli che si avvicinavano troppo, ed il pugnale faceva altrettanto. Furono pochi istanti, poi gli animali uscirono fuori, nella notte.
Silver Tim pulì le due lame ad una striscia di pelle che era attaccata al lato dei pantaloni, si guardò intorno e rimase perplesso. Gli sembrò che i pipistrelli uccisi fossero troppi, poi scosse la testa, nel caos che si era creato doveva averne colpiti più di quanti si fosse reso conto.
“Tutto bene?” chiese al suo compagno.
“Si, proseguiamo.”
Si lasciarono alle spalle il piccolo lago sotterraneo ed iniziarono a percorrere la grotta che ora era abbastanza ampia. Era in salita, ma non ripida, l’acqua del mare lì non arrivava, eppure l’umidità era molta e le rocce scivolose. Lo straniero si appoggiò ad una parete per non cadere ed una leggera nube azzurra si alzò dai muschi. Con un movimento brusco si allontanò. Rapidamente raggiunse l’assassino e gli afferrò il polso un attimo prima che la mano toccasse la roccia.
“Non ti appoggiare, i muschi che ricoprono le pareti sono velenosi, le spore sono in grado di uccidere un uomo se respirate.”
Silver Tim guardò la parete coperta di muschio ed annuì . Ripresero la marcia, e l’assassino tornò a chiedersi chi fosse quell’uomo dallo strano accento. Un movimento lo irrigidì, qualcosa di fronte a loro si muoveva. Qualcosa di grosso. L’ombra si avvicinò e la luce della torcia illuminò un muso da rettile tutt’altro che rassicurante. La bestia sibilo la sua sfida e si avvicinò ai due, Silver Tim si piegò sulle gambe pronto ad affrontare l’avversario, la lingua del rettile frustò l’aria dove fino ad un attimo prima si trovava l’assassino. I due si fronteggiavano studiandosi; la bestia e l’uomo. L’essere si mosse rapidamente cercando mordere il suo avversario, Silver Tim rotolò da un lato schivandolo, ma la rapidità dell’essere era notevole, si girò, ma nuovamente le sue fauci morsero l’aria. La spada di Silver Tim colpì il corpo del mostro che stridette. L’assassino si allontanò dalla bocca cercando di sfuggire le fauci della bestia, ma non si rese conto che la coda poteva essere altrettanto pericolosa. Il colpo che ricevette lo fece volare ad alcuni passi di distanza, il dolore lo lasciò senza fiato, ma con l’occhio socchiuso vide l’essere piombargli addosso per finirlo. Si costrinse ad ignorare il dolore, rotolò su se stesso, e quando il muso dell’animale colpì la roccia affondò la spada nell’occhio del rettile fino all’elsa. L’enorme corpo si accasciò al suolo esanime. L’assassino respirava a fatica, il fianco gli doleva, poi l’essere scomparve e la sua spada cadde al suolo. Incredulo osservava la grotta, il mostro era sparito, ma il dolore restava.
“Tutto bene?” si era quasi scordato del suo protetto, del motivo per cui era lì.
“Si, solo un momento.” Faticosamente si rimise in piedi, appoggiandosi alla spada.
Respirò lentamente, rilassando i muscoli, poi si mosse con passo sicuro.
“Andiamo”
Lo straniero ammirò la determinazione dell’assassino, ma non disse niente, si limitò a seguirlo.
Continuarono ad addentrarsi nella grotta, l’aria era fredda adesso, e sembrava che quella grotta dovesse attraversare l’intera regione, o peggio l’intero regno.
Silver Tim era combattuto dalla regola che si era imposto anni prima di non porre domande una volta accettato l’incarico, e la curiosità per quelle misteriose sparizioni.
Ma un nuovo movimento davanti a lui lo distolse da quei pensieri.
Un ragno enorme li stava osservando, due occhi rossi inespressivi sovrastavano la bocca mostruosa dell’essere.
L’assassino stava per attaccare, ma la torcia volò sopra la sua testa colpendo il mostro che stridette al contatto col fuoco, Silver Tim si scagliò contro il ragno colpendolo con la spada, la lama affondò profondamente nel corpo del mostro, il sangue uscì copioso dalla ferita sulla mano dell’assassino che urlò di dolore. Subito lo straniero corse e versò dell’acqua sulla mano del suo protettore. Il dolore lentamente si attenuò, ma la mano appariva bruciata. Silver Tim strappò un lembo del mantello e la fasciò.
“Siamo quasi arrivati” lo rassicurò lo straniero “Quando torneremo ai cavalli potrò medicarti meglio.”
“Cerchiamo di muoverci allora” l’assassino rinfoderò il pugnale ed impugnò la spada che giaceva a terra con la sinistra, del corpo del ragno non vi era traccia. Lo straniero accese la seconda torcia sulla fiamma di quella morente.
Proseguirono addentrandosi nella grotta, le pareti erano meno umide e l’aria più secca, l’umidità del mare non giungeva in quella grotta e respirare era più agevole.
I due si fermarono udendo un rumore cadenzato che si avvicinava, sembravano passi.
Cos’altro li attendeva?
Ossa senza carne entrarono nel raggio di luce della torcia. Una luminosità sinistra brillava in quelle orbite vuote, spade consumate dalla ruggine e dal tempo rilucevano minacciose tra le mani degli scheletri, e scudi arrugginiti con simboli sconosciuti difendevano quelle ossa.
L’assassino sospirò, con uno slancio che gli fece dolere il fianco si lanciò contro i non morti che li fronteggiavano. Le spade cozzarono con uno stridulo rumore, l’unico altro rumore era il respiro affannato di Silver Tim che schivava e fintava mentre con la sua spada colpiva senza sosta gli avversari. Infine uno scheletro colpì il fianco dell’assassino che cadde al suolo, l’avversario alzò trionfante la spada per porre fine alla vita dell’uomo.
Ma il braccio scheletrico venne troncato da una spada che guizzando nel buio lo spezzò.
Con lo sguardo annebbiato dal dolore Silver Tim vide lo straniero che impugnava una spada e disperdeva le ossa degli ultimi due nemici rimasti. Osservò con curiosità la foggia di quella spada che per lui era insolita, ed ammirò l’agilità dello straniero e l’eleganza dei movimenti.
Quando l’ultimo scheletro fu distrutto lo straniero aiutò l’assassino a rimettersi in piedi.
“Credo che faresti meglio a lasciarmi qui, non potrò più esserti d’aiuto.”
Ma sembrò che l’altro non lo ascoltasse neppure “Siamo quasi arrivati e ti sei guadagnato il diritto di sapere.”
- Sapere? Ma sapere cosa? - La mente annebbiata dell’assassino faticava a restare aggrappata alla realtà.
Si rimisero in cammino, lentamente, fatti pochi passi Silver Tim si rese conto che la grotta si allargava, lo straniero si guardò intorno e sospirò. Poi lo aiutò a sedersi.
“Aspetta qui, adesso viene il difficile.” Vide il mantello del suo compagno muoversi mentre la torcia illuminava l’ampia grotta, poi la mano la scagliò in avanti. La fiamma ardeva ancora quando la torcia toccò il suolo, ed illuminò una figura seduta sulla roccia. Era riccamente abbigliata, ma la sua carne era rinsecchita, avvizzita, mummificata, gli occhi erano fissi, privi di espressione, accanto sulla roccia brillava una piccola luce, ma Silver Tim non riusciva a vedere cosa la provocasse. Vide però la figura alzarsi in piedi, era spaventosa, i denti ormai scoperti facevano sì che un sorriso maligno fosse impresso su quel volto che aveva sfidato la morte.
Un braccio scheletrico si alzò contro lo straniero, una cantilena irreale si diffuse per la grotta. Un forte vento si alzò come se un uragano si fosse scatenato.
Per un lungo istante l’assassino non vide nulla, accecato dalla terra sollevata dalla furia del vento, poi tutto fu calmo. Delle piante sorgevano dal terreno riparando lo straniero, ma il suo mantello era stato spostato dal vento e Silver Tim poteva finalmente vedere il suo volto.
I capelli ricadevano lunghi sulle spalle, due orecchie appuntite erano bene in mostra e gli occhi erano sovrastati da sopracciglia inarcate verso l’alto.
“Che io sia arrostito dal fuoco di Lemanghan” sussurrò Silver Tim “Un elfo.”
Il muro di piante svanì , e l’elfo iniziò a recitare una cantilena incomprensibile per l’assassino. Piante sorsero dal terreno cercando di avvolgere la figura del non morto, ma le loro spire sembravano stringere l’aria. La figura del nemico scomparve per riapparire poco dopo. Una nuova cantilena ed il ghiaccio coprì il pavimento della grotta, ma l’elfo era scomparso. Il suo avversario cercava con lo sguardo privo d’espressione, improvvisamente la roccia dietro di lui si mosse, e la figura dell’elfo si staccò dalla grotta attaccando con la spada il suo avversario. Ma l’essere riuscì a difendersi parando gli affondi dell’elfo.
Riuscì a riguadagnare la distanza e nuovamente le parole magiche riempirono l’aria, il vento si alzò nuovamente, ma l’assassino vide sorgere un nuovo muro di piante, sotto l’urlo del vento udì una nuova litania, poi stalattiti e stalagmiti sorsero dal terreno e scesero dal soffitto della grotta distruggendo il non morto. Tutto fu silenzio in un attimo. Le piante si dissolsero e l’elfo crollò ansante al suolo.
“Ehi tutto bene?” chiese l’assassino la cui voce risuonò più volte nella caverna
L’elfo fece un cenno con la mano, poi si rialzò. Si avvicinò al punto dove prima sedeva suo avversario ed ancora riluceva una tenue luce. Con la mano raccolse l’oggetto, e lo osservò per lungo tempo, come rapito, sembrava che guardasse il vuoto.
Poi si riscosse, e si avvicinò all’assassino, gli porse la mano per aiutarlo a rialzarsi.
Quando fu in piedi fissò negli occhi l’elfo, erano verdi come un prato in primavera dopo un temporale. “Chi sei?” chiese
“Albenter Asgstar degli elfi di Ath Lhan”
“Sei un mago” non era una domanda, lo straniero annuì “Perché non mi hai aiutato prima?” chiese con curiosità, non vi era rabbia nella sua voce.
“Ho usato tutta l’energia nella battaglia contro il mago, non potevo sprecarla prima, o avrei perso.”
Silver Tim annuì. “Perché siamo venuti fin qui?”
“Per questo” l’elfo mostrò un anello all’assassino
”E’ importante?”
“Si, è l’anello di Kerr, un anello magico capace di donare visioni del futuro, ma adesso usciamo di qui, potrai tornare a cercare i tesori che trasportava la nave, senza pericolo alcuno.”
Lentamente i due uscirono dalla grotta e tornarono sulla spiaggia.
Si stavano avvicinando ai cavalli e Silver Tim ansando chiese “Cosa ti ha mostrato l’anello” chiese ricordando il momento in cui l’elfo era rimasto fermo dopo averlo raccolto.
Il volto di Albenter divenne serio “Eventi nefasti che cercherò di prevenire.”
“Il futuro si può cambiare?” chiese l’assassino incuriosito.
“Ogni azione cambia il futuro, l’anello mi ha mostrato quello più probabile.”
“Cosa ha in serbo per noi?”
L’elfo rimase assorto nei suoi pensieri, poi scosse la testa “Sii pronto, un grande male si risveglierà dal passato se falliremo nel contrastarlo.”
I due parlarono a lungo e l’elfo fasciò le ferite del suo compagno, poi saldò il debito che aveva con l’uomo.
Da quel giorno non si video più....

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[Modificato da kardeo 06/12/2008 19:53]
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