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Zombi

Ultimo Aggiornamento: 17/11/2007 16:36
17/11/2007 16:36
 
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Zombi (italianizzazione della parola ‘zombie’) è un termine di origine haitiana legato ai riti del Voodoo, che è entrata nell'immaginario comune attraverso il campo cinematografico e letterario come un morto vivente.
Nelle credenze popolari di Haiti, alcuni sacerdoti detti bokor, sarebbero in grado di catturare una parte dell'anima di una persona detta “grande angelo guardiano”, producendo uno stato di letargia che rende come morto un essere vivente, e che anche anni dopo la sua sepoltura, essi siano in grado di riesumare il corpo rendendolo loro schiavo. Passando sotto il naso del morto una bottiglietta contenente il suo grande angelo guardiano, lo si potrebbe far risvegliare e controllarlo a piacimento. Secondo alcune tradizioni se lo zombi dovesse assaggiare del sale per un qualsiasi motivo, riprenderebbe coscienza e la fattura verrebbe spezzata. A partire dagli anni Ottanta si sono intrapresi studi a carattere scientifico sull'origine e la natura di queste droghe. Trattasi di mix di sostanze neurotossiche di origine animale, probabilmente dal pesce palla e da molluschi del genere dei Conidi, che indurrebbero le vittime ad uno stato catatonico confondibile con la morte.
Si narra più realisticamente di individui haitiani del ceto povero, indotti ad uno stato di morte apparente da individui senza scrupoli, frettolosamente sepolti dai familiari e presto riesumati per venir loro somministrato un blando antidoto che ripristinerebbe le funzioni vitali senza però restituire la volontà. Le vittime incapaci di qualsiasi resistenza verrebbero asserviti come schiavi per le piantagioni di canna da zucchero. Le popolazioni haitiane dunque non temerebbero gli zombi ma di divenirne loro stessi. Il regime dittatoriale della famiglia Duvalier, al potere fino agli anni Ottanta, esasperava il clima di superstizione sugli zombi, conferendo ai capi della Polizia segreta, i cosiddetti tomtom macout, il potere di disporre delle droghe malefiche.
Forse non è un caso che con la caduta della dittatura haitiana, negli anni ottanta il fenomeno sia passato da superstizione a materia di studi scientifici, restituendo al pubblico la verità primeva.

Stando alla definizione che compare in un famoso libro, gli zombi sono «quelle persone la cui morte non solo è stata appurata, ma che sono state sepolte da tempo... e che improvvisamente ricompaiono, magari anche dopo anni... in una condizione di vita completamente obnubilata, come se fossero degli inconsapevoli idioti».

Nella letteratura occidentale del passato gli zombi erano noti come gli schiavi vittime delle droghe, un ottimo riferimento filmografico “L'isola degli zombies” (1932). Zombi è anche una droga del futuro citata nel racconto fantastico “La porta sull'estate” di Robert Heinlein, con la quale il protagonista viene totalmente asservito ai suoi falsi amici. Nella seconda metà del Novecento gli zombi (più correttamente "morti viventi") sono immaginati come le creature morte che continuano a camminare, senza più volontà, spinti solo dalla fame innaturale di carne umana. Il concetto di "morto vivente" è dunque una distorsione di quello che lo zombi rappresenta nella religione vuduista ed è interessante come nel giro di una, due generazioni una parte di verità sia divenuta un mito sovrannaturale.

L’origine degli zombie non ha niente a che vedere con esperimenti chimici o con radiazioni pericolose; per risalire alla vera origine del mito bisogna fare un passo indietro, quando l'uomo bianco trovò nel mercato degli schiavi una fonte di ricchezza. L'isola di Haiti, nelle Indie orientali, venne scoperta da Cristoforo Colombo nel 1492, ma era stato solo due secoli dopo che era divenuta famosa come base strategica delle operazioni di pirati e bucanieri. I coloni francesi, giunti numerosi sull'isola, presero a coltivare le ricche piantagioni di canna da zucchero, sfruttando il lavoro degli schiavi negri importanti dall'Africa. Nel 1697 la Spagna, prima colonizzatrice del posto, cedette l'isola alla Francia.
Come tutti sanno, gli schiavi venivano trattati con indicibile crudeltà e puniti in modi orribili, per esempio appesi agli alberi con chiodi conficcati nelle orecchie oppure legati e spalmati di melassa, e dati in pasto alle orde di formiche giganti e di insetti. Un'altra tortura tremenda consisteva nel riempire l'ano del poveretto con polvere da sparo che veniva innescata con una miccia. Il corpo esplodeva e la vittima si riduceva a brandelli, in un'operazione che, sorridendo, i Francesi definivano «lo scoppio dell'asino nero». Piuttosto di sottostare a simili trattamenti, gli schiavi più coraggiosi scappavano rifugiandosi nei luoghi più impervi, sulle montagne. Col tempo, alcune zone erano così diventate off limits per la gente dalla pelle bianca. Attorno al 1740 uno schiavo che aveva perduto un braccio nella pressa per la fabbricazione dello zucchero, era riuscito a scappare riparando nei tenitori rifugio dei neri, che come lui già si erano dati alla macchia. Qui aveva insegnato l'arte dell'avvelenamento. L'uso del veleno contro gli oppressori bianchi. In breve, all'ecatombe del bestiame era seguita quella di molti coloni. La reazione non si era fatta attendere. Lo schiavo, tradito, era stato catturato, processato e condannato a essere bruciato vivo (anche se, stando alla leggenda, era riuscito nuovamente a scappare in virtù dei suoi formidabili poteri magici). Ad ogni buon conto, da quel momento in avanti la rivolta aveva incominciato a serpeggiare con sempre maggiore virulenza nelle schiere degli schiavi neri. Finché, nel corso dei disordini degli anni Novanta, il dominio francese era crollato e, per quanto poi ristabilito sotto Napoleone, non era mai più riuscito a imporsi come una volta sull'isola, specie nelle sue zone più interne. Fino al 1859 si erano così alternati dei sovrani e dei reggenti neri, con governi instabili, fluttuanti da un'anarchia pressoché totale a momenti di dispotismo assoluto e cieco, governi comunque sempre alimentati dal potere occulto delle società magiche segrete. Gente di razze diverse ( Malgasci, Ibo, Dahomey…) schiavizzata, nelle terre straniere, pur adeguandosi alle abitudini locali, continuava a meditare vendetta e voglia di rivincita e fu così che mettendo in comune i loro riti e raccogliendo insieme tutte le divinità africane, crearono il Voodoo.

Sull'origine della parola ci sono diversi pareri, ma pare che derivi dalla parola "Vadu" che in dialetto Fons significa Dio. La parte più conosciuta del Voodoo è sicuramente quella dedicata alla magia, sono numerosi infatti i riti fra i quali il più importante rimane senza dubbio la cerimonia per risvegliare i morti: dopo aver chiesto protezione al Barone Samedi, Signore dei Cimiteri , con la frase "Do' mi pa fumè, Baron Samedi!" che tradotto dalla lingua creola significa "Dormite profumatamente Barone Samedi", lo stregone chiama il morto con la frase "Mortoo tomboo, miyi!" che significa "A me, morto, dalla tua tomba!"; a questo punto il cadavere che ha subito il rito viene riesumato e se è ancora in buone condizioni lo si può riportare in vita e renderlo succube dello stregone costringendolo così a ridursi suo schiavo. Essi più che voraci cannibali golosi di cervello, secondo la leggenda sono dei poveri infelici vaganti senza meta, ridotti a seguire senza propria volontà tutti i comandi impartitagli. Gli zombie devono, nonostante tutto, essere nutriti dal loro padrone che, deve stare ben attento a non dargli del sale, alimento che li permetterebbe di riprendere coscienza e vendicarsi.

Numerosi studi, più o meno approfonditi, sono stati fatti riguardo all'argomento per cercare di trovare una spiegazione razionale al fenomeno praticato tuttora ad Haiti e nelle altre isole delle Antille, in Brasile e in qualche parte degli USA ( Louisiana e Florida). Analizzando il codice penale di Haiti spicca la legge numero 249 che cita: "Sarà considerato omicidio l'impiego contro una persona di sostanze che, senza causare vera morte, producano coma letargico. Se in seguito a tale morte apparente la persona verrà seppellita, il fatto verrà considerato un assassinio". Una delle ipotesi più accreditate sarebbe quindi quella di un particolare tipo di sostanza in grado di provocare questo particolare tipo di stato fisico.
L'antropologo americano Wade Davis fece un viaggio in queste misteriose zone, sponsorizzato da alcune case farmaceutiche, i risultati furono raccolti nel saggio "The serpent and the rainbow". Davis scrive che questa essenza ,con ogni probabilità, si tratterebbe di "tetradossina" sostanza velenosa ricavata dal pesce palla e che ha il potere di provocare forme di catalessi. Sul come agisce la sostanza si dice che si stiano facendo degli studi, ma tuttora il tutto non è chiaro.

In alcune versioni gli zombi praticano il cannibalismo una specie di cadaveri ambulanti che divorano i superstiti (o il loro cervello), e se non divorano, contagiano con il loro morso. Non è dunque soltanto un evento esterno a suscitare lo zombi, ma anche e soprattutto l’autoproliferazione. Il giorno in cui i morti si risvegliano è un giorno di massacro indiscriminato, senza possibile salvezza. Questi morti con la loro andatura lenta e caracollante, ci appaiono come i derelitti per eccellenza, non hanno perso soltanto la razionalità, ma anche l’emotività e la sensibilità corporea. Spogliati di tutto, rimane loro solo un’identità collettiva di “massa indistinta”, oggetto di una repressione feroce che li svela, alla fine, nel loro vero ruolo: quello di vittime.

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