Vi anticipo che non è la versione definitiva del racconto, così come può darsi che non sarà un racconto a sè stante o che magari diventi un romanzo ^^'''
E' corto anche per limiti imposti dal concorso in cui l'ho proposto, perciò abbiate pietà di me, erano anni che non scrivevo qualcosa
Buona lettura ( spero
)
Il sacrificio
L’assedio alla fortezza durava ormai da mesi.
Le scorte di cibo iniziavano a scarseggiare, l’acqua del pozzo non avrebbe dissetato a lungo le truppe e la popolazione residente nella fortezza.
I campi, tanto faticosamente e devotamente coltivati dai contadini della città di Percival, erano ormai nient’altro che un cumulo di cenere.
Dell’imponente diga da cui tante volte attinsero l’acqua per rifornire il pozzo cittadino non restavano che poche dozzine di cataste di legna che galleggiavano senza meta lungo il fiume Xenos.
Queste scene di desolazione non erano che una piccola parte del prezzo pagato per difendere i propri ideali, che aveva portato morte, fuoco e distruzione. Tante croci di legno erano disseminate all’interno delle mura, proprio queste croci avevano permesso che le scorte di cibo durassero più a lungo. Era una constatazione macabra e spregevole forse, ma a conti fatti un monarca doveva pensare a livello pratico e non eccedere in sentimentalismi che potevano costargli la morte e la caduta della città.
Tanti dubbi si erano insinuati nella mente di Marsel circa la strategia difensiva adottata, sulla disposizione degli uomini durante la resistenza alle truppe nemiche che incombevano davanti alle mura del castello, ma sull’inevitabilità della guerra non aveva nessun’incertezza, non avrebbe mai permesso che il suo primogenito diventasse “l’allievo” di Roda, i cui intenti erano noti almeno quanto lo erano la sua malvagità e maestria nell’incutere timore e sofferenza alla razza umana.
Le origini di Roda erano sconosciute, ma il solo nominare il suo nome accelerava i battiti dei cuori degli sventurati che avevano a che fare con tale immonda creatura.
Era un essere ultramillenario, che periodicamente veniva ospitato da un corpo più giovane e più forte per continuare il compito che ogni Masnar doveva svolgere.
I Masnar sono creature demoniache le cui leggende sono narrate da un estremo all’altro della Terra del fuoco, leggende che purtroppo in tal caso corrispondono alla dura realtà dei fatti.
Il fulcro della vita dei Sacri Masnar è l’impossessarsi dei corpi d’infanti in cui immettere la propria anima demoniaca e continuare così la loro Sacra Tradizione.
L’anima pia ed ingenua dell’infante privato delle proprie fattezze materiali periva invece all’interno del precedente corpo, ormai vecchio, del Masnar che l’avrebbe ospitata solo per pochi attimi.
La Terra del Fuoco era costituita da dieci continenti, circondati da colate laviche, ognuno dei quali sotto il dominio di un Masnar che ne soggiogava gli abitanti con estrema facilità e piacere.
Le vittime preferite dei Masnar erano gli infanti dalle origini nobili, come lo era appunto il figlio di Marsel, il piccolo Matar.
Ogni cinquant’anni uno di loro cadeva vittima della brama di potere dei Masnar, vittima che alimentava il perdurare della dittatura demoniaca e che costituiva un “piccolo” prezzo da pagare per consentire agli altri fanciulli di essere risparmiati.
Ma la cittadina di Percival stavolta si era opposta alle tradizione che volevano la terra di Pandora ai piedi di Roda.
La vittima predestinata ad ospitare l’anima dannata di Roda era appunto il principe Matar, ma l’opposizione dura del Re non era stata egoistica come si potrebbe essere portati a pensare; egli ora ospitava all’interno della sua fortezza tutti gli infanti della terra di Pandora che avrebbero potuto essere scelti al posto di suo figlio.
Ora che gli arieti del nemico incombevano contro le mura della città, i padri ed i rispettivi figli erano riuniti nella Sala Consiliare in cui tante decisioni erano state prese durante il rapido evolversi della guerra; stavolta però avrebbe avuto ben altra funzione.
Le mura tremarono, gli arieti purtroppo stavano svolgendo egregiamente il proprio dovere cozzando duramente e tenacemente contro il legno delle porte della fortezza, che in poco tempo avrebbe ceduto alla loro furia distruttiva.
Le imponenti truppe messe in campo da Roda, una volta varcati i cancelli, avrebbero fatto un sol boccone delle poche milizie superstiti a difesa di Percival e degli infanti che ospitava da mesi.
Pochi minuti e le difese di Percival non furono che un tiepido ricordo.
Mentre le sue truppe di terra tenevano a bada l’esigua fanteria nemica, Roda, ormai debilitato dall’età del suo corpo ospitante che da mesi aspettava di essere sostituito, e che era ormai prossimo alla fine, volò a cavalcioni del suo drago sopra il castello ed individuò con estrema facilità la Sala Consiliare dove avrebbe ottenuto il bottino della sanguinosa guerra.
Infatti, nonostante il forte clangore delle spade che s’incrociavano le une contro le altre, sentì provenire da tale sala forti grida infantili impaurite.
Il suo viso fu illuminato da un sorriso che per qualche istante gli fece dimenticare le sofferenze procurategli da quel corpo ormai decrepito.
Fece atterrare il suo imponente drago sul cortile spazioso antistante la sala consiliare e s’incamminò faticosamente verso di essa, sorretto dallo scettro che avrebbe anche stavolta procurato nuova linfa vitale alla sua anima oscura.
Ma ciò che vide una volta varcate le porte della funesta sala fu tanto scioccante che accelerò la morte del suo corpo, con gli occhi sgranati dalla paura e iniettati di sangue dalla collera, non fece che pochi passi per poi spirare e cadere sconfitto per terra.
Una volta che le mura della fortezza caddero sotto le pesanti spinte degli arieti nemici, Marsel e gli altri padri fecero ciò per cui si erano riuniti in tale sala.
Ognuno di loro prese per mano il proprio figlio e dopo avergli fatto indossare un sacco di tela, così da coprire i loro visi dolci e teneri rendendo meno doloroso l’abominio che stavano per porre in essere, impugnarono tutti la propria spada.
I bambini strillavano impauriti non sapendo cosa stesse accadendo in quella sala ora ai loro occhi buia e tetra.
Fu così che i padri inflissero loro i colpi mortali che posero fine alle loro vite così giovani e fragili.
Con la spada sporca del sangue innocente del piccolo Matar, ora toccò al Re, così come agli altri sventurati, porre fine alle proprie sofferenze.
Tanto sangue era stato sparso, tanta sofferenza era stata inflitta agli esseri umani, sotto il giogo pesante come un macigno di Roda.
Ma ora, finalmente, Pandora era stata liberata, col sacrificio di tanti innocenti, dalla sua tirannia.
Sanguinante e sofferente, mutilata delle giovani forze che avrebbero rappresentato il futuro del Regno, ma finalmente libera.
E pronta a sfidare e a dar battaglia al prossimo tiranno che avrebbe, forse, calcato le sue terre rigogliose e popolate da umani fieri e coraggiosi.
Fine